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Ronnie Boykins: The Will Come, Is Now

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Ronnie Boykins: The Will Come, Is Now
Racconta Bernard Stollman, padre-padrone della ESP, che ci vollero undici anni perchè Ronnie Boykins si decidesse a incidere il primo e unico disco a proprio nome. Tanti ne trascorsero dall'invito ufficiale, recapitato al bassista di Sun Ra nel '64, dopo un concerto dell'Arkestra in un loft di Newark, al febbraio '75, quando Boykins si disse finalmente pronto a entrare in studio.

Al suo fianco, in quell'occasione, un sestetto di meteore più o meno lucenti (più meno che più) della seconda ondata free: dal percussionista Art Lewis, già con Andrew Hill e Clifford Thornton, al sassofonista Joe Ferguson, dal trombonista Daoud Haroom al sassofonista Monty Waters, spalla di Sam Rivers e futuro compagno di Billy Higgins. Insomma, il classico manipolo di oscuri eroi, per quella che è una delle chicche più chicche del catalogo ESP.

La prima cosa che colpisce in The Will Come, Is Now è il clima tutt'altro che incendiario della session. A differenza della stragrande maggioranza dei dischi ESP, basati su concitazione ed eccitazione (che non di rado fanno rima con approssimazione e confusione), l'esordio di Boykins è giocato sui toni e i tempi medi. Esemplare il brano che dà il titolo al disco, un 7/4 che si srotola sinuoso e ammiccante, scandito da un ostinato di contrabbasso di sette note e impreziosito da un paio di sortite mica male di Waters e Ferguson. Più da Sun Ra anni Cinquanta i successivi "Starlight at the Wonder Inn," con tanto di assolo in punta d'archetto, e "Demon's Dance," che pulsa di uno swing tendente al deragliamento. Il brano più incisivo, e aggressivo, è "Dawn Is Evening, Afternoon," che richiama il primo Ayler, mentre in "Tipping on Wheel" si torna a giocare all'Arkestra. Finale da deriva in un oceano di percussioni: in "The Third I" Boykins imbraccia il sousafono e ci regala un delizioso esempio di tribalismi assortiti tipici del periodo.

Già, il periodo. La metà dei Settanta. Coltrane e Ayler se n'erano andati da un pezzo, e il free cercava rifugio nei loft di una New York per nulla ospitale: in Bond Street, dove Sam Rivers gestiva il mitico studio Rivbea, oppure poco più a sud, in Prince Street, la strada che ospitava l'altrettanto mitico loft di Ornette Coleman. The Will Come, Is Now racconta di quegli anni, di quel jazz, di un contrabbassista strepitoso e di un disco che è molto più di un semplice reperto.

Track Listing

1. The Will Come, Is Now - 12:26; 2. Starlight at the Wonder Inn - 7:28; 3. Demon’s Dance - 3:16; 4. Dawn Is Evening, Afternoon - 6:12; 5. Tipping on Heels - 4:47; 6. The Third - 12:25.

Personnel

Ronnie Boykins
bass, acoustic

Ronnie Boykins (contrabbasso e sousafono); Joe Ferguson (sax soprano, contralto e flauto); Monty Waters (sax contralto e soprano); James Vass (sax soprano, contralto e flauto); Daoud Haroom (trombone); Art Lewis (percussioni); George Avaloz (congas).

Album information

Title: The Will Come, Is Now | Year Released: 2010 | Record Label: ESP Disk


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