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Tomaž Grom, Zlatko Kaučič: The Ear Is the Shadow of the Eye

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Tomaž Grom, Zlatko Kaučič: The Ear Is the Shadow of the Eye
Se la musica è l'arte del tempo, cosa di più profondo, insondabile, perfetto dell'improvvisazione, della creazione che nasce nel momento stesso e condivide la sua durata. Il paradosso sta nel fatto che catturare la musica improvvisata su un qualsiasi supporto significherebbe alterare la sua natura di fenomeno legato a quel momento, a quell'ambiente. Consegnarla a un ascolto ripetuto e lontano dal tempo e dal luogo della produzione, rappresenterebbe un'alterazione... D'altra parte, chi ascolta musica prevalentemente o totalmente improvvisata, sa che proprio nella ripetizione dell'ascolto si cela spesso una costante scoperta di tesori, di dettagli, di forme. In realtà, ciò che nasce spontaneo, legato al momento, è frutto di preparazione, di conoscenza lunga e meticolosa. Va dunque scoperto con l'attenzione che merita, anche attraverso l'ascolto ripetuto.

Gli stessi musicisti spesso riascoltano il prodotto registrato della loro improvvisazione, per svelare particolari di cui non erano consapevoli durante la realizzazione e addirittura cambiando il loro giudizio nei riguardi di un'intera performance. Il CD in questione, dall'accattivante titolo sinestesico The Ear Is the Shadow of the Eye, fa pensare che già durante la registrazione i due protagonisti fossero profondamente consapevoli di quanto andavano sviluppando. Concentrazione, consapevolezza, profondità di ascolto reciproco sono percepibili immediatamente anche dal fruitore, fin dal primo ascolto. Emerge la convinzione, la determinazione, l'attenzione di chi costruisce insieme.

La musica è stata registrata nel dicembre dello scorso anno, in una situazione domestica quale è la cucina di Zlatko Kaućić, nella regione slovena di Boriška Brda, confinante con il Collio friulano e ad esso affine per morfologia e ottima produzione vinicola. In quest'area il batterista cura da nove anni l'apprezzato Brda Contemporary Music Festival, coinvolgendo personalità di spicco della musica contemporanea e dell'improvvisazione.

Questo lavoro riflette senza dubbio la condizione di familiarità in cui è stato realizzato, ben condivisa da Tomaz Grom, che con il batterista sloveno coltiva un'amicizia di lunga data. L'empatia coinvolge comunque in modo serrato pure l'ascoltatore, fin dalle prime battute. La musica appare completamente improvvisata, tranne il brano "Cinema Ear," a firma del contrabbassista di Lubiana, che si libra tra un denso scenario noir e un'orazione, costruita su un tenace telaio armonico del contrabbasso.

Nel corso del CD, i due musicisti scavano suoni e costruiscono spazi abolendo ogni gerarchia delle funzioni strumentali, intrecciandosi con la leggerezza e l'elastica precisione della ragnatela, ma anche con la forza enigmatica delle fibre legnose. La varietà timbrica trasmette questa energia materica, spesso attraverso il contrasto, come nel brano d'apertura, "From Hands to Ears," dove il titolo stesso denuncia l'attenzione che passa (in tutto il disco) tra gesto e suono. Qui i suoni gravi, riverberanti e cadenzati delle pelli si incrociano con quelli graffianti del contrabbasso con l'archetto, che si lacerano negli armonici. Contrasto di registro, ma pure di modello espressivo.

I titoli dei brani (espressi sia in inglese che in sloveno) offrono stimoli all'ascolto, cercano sinestesie, ma giocano anche sull'ironia sottile, sul ribaltamento del senso comune. I suoni si allontanano da quelli prodotti abitualmente dagli strumenti, che in qualche modo mantengono però una forte identità. Si intrecciano in fitti reticoli ("Fogetting Won't Help"), indagano risonanze e riverberi, addensandosi in grumi spaziali ("Goldfish"), si immergono in bagliori sinistri che evocano Hitchcock in "Cargo," giocano con il silenzio in "Lucky Claw" e "Sound Out." Inutile ripeterlo: è un disco che acquista nuovo senso ad ogni ascolto, anche per la splendida, nitida registrazione, curata dallo stesso Grom.

Album della settimana.

Track Listing

From Hands to Ears / Iz rok v ušesa; Learning Lessons of Memory / Učna ura spomina; The Ear Is the Shadow of the Eye / Uho je senca očesa; Forgetting Won't Help / Pozaba ne pomaga; Goldfish / Zlata ribica; Cinema Ear * / Kino uho; Cargo / Tovor; Two Right Hands / Dve desni roki; Though Ashtray (Pepelnik), I Still Like to Read Your Poems / Čeprav si Pepelnik, rad berem tvoje pesmi; Lucky Claw / Sekira v ledu; Sound Out / Zvonka pavza; Battling for a Title / Za naslov se boriva.

Personnel

Tomaz Grom
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Tomaž Grom: also freeze, voice on Cinema Ears; Zlatko Kaućić: also percussion, objects, amplified zither.

Album information

Title: The Ear Is the Shadow of the Eye | Year Released: 2020 | Record Label: Self Produced


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