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Tempo Reale Festival 2022 — Aria

Tempo Reale Festival 2022 — Aria

Courtesy Simone Petracchi

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Tempo Reale Festival 2022 | Aria
Firenze
Parco di Villa Strozzi
14-15.6.2022

Come da tradizione, anche quest'anno la tarda primavera ha portato con sé il festival di musica contemporanea organizzato da Tempo Reale, il centro di ricerca musicale fiorentino fondato da Luciano Berio. Aria—così s'intitolava stavolta il festival—era articolato su due serate con doppio concerto, nello splendido parco di Villa Strozzi, poco fuori il centro storico, ove ha sede Tempo Reale. Improvvisazione e sperimentazione elettronica la facevano da padrone, pur nella diversità delle proposte.

A inaugurare la rassegna è stato il pugliese Francesco Massaro, che ha proposto un'evoluzione della sua performance solitaria per sax baritono ed elettronica che nel 2018 fa aveva originato il suo CD Maniera Nera. In questo caso il medesimo approccio, basandosi su altre ispirazioni e utilizzando registrazioni di recitativi vocali su testi di Francesco Aprile dedicati all'ILVA di Taranto, ha dato vita a una musica assai diversa. Il concerto, di circa quaranta minuti e intitolato Liminale , ha intrecciato suoni e rumori elaborati elettronicamente dal vivo, passaggi recitati registrati e improvvisazioni del sassofono, anch'esse molto varie—ora soffi e colpi d'ancia, ora intense e talvolta persino torrenziali prolusioni dalla forte espressività. La tessitura di questi elementi è comunque rimasta sempre coerente e fruibile, grazie anche alla sua continuità e tangibile costruttività, quest'ultima favorita dalla percezione visiva dell'artista all'opera. Musica di ricerca, quindi, che raccoglieva suggestioni e sperimentazioni di diversa provenienza, ma che—al netto di alcune ripetizioni e di qualche momento fatalmente meno incisivo—è parsa avere una compiutezza che non sempre si ritrova in questo tipo di lavori, specie se condotti in solitudine.

Il secondo concerto della serata vedeva in scena due monumenti di questo genere musicale—Alvin Curran e Walter Prati—che hanno offerto una sintesi delle ricerche da loro condotte nel periodo della clausura pandemica, intitolata Community Garden. La musica era costruita su stilemi che caratterizzano i due artisti: Curran ha intrecciato il piano, le tastiere e un sintetizzatore con il quale "suonava" campionamenti di suoni, musiche, rumori, quasi fossero note, reiterandone frammenti; Prati si è alternato ora all'elettronica, ora al violoncello elettrico, proponendo con la prima delle sonorità assai diverse da quelle prodotte da Curran e con il secondo inserendosi nel tessuto sonoro in modo più tradizionale e, proprio per questo, ricco e dirompente. Il discorso complessivo si è avvalso del dialogo delle due diverse personalità e ha avuto momenti di forte suggestione e impatto sonoro, sebbene una maggiore sintesi—il concerto ha superato l'ora—ne avrebbe fatto risaltare maggiormente il valore: da un certo punto in poi si è infatti avuta la sensazione che la musica girasse un po' su se stessa, ripetendosi senza apportare altro al discorso. Ciononostante il concerto nella sua complessità è stato di grande interesse e ha suscitato reazioni molto positive nel pubblico.

La seconda giornata è purtroppo stata falcidiata da un maltempo inopinato e davvero dispettoso (come detto i concerti si svolgevano nel parco): in un periodo di siccità e nel quale in città non pioveva da settimane, la pioggia ha prima ritardato l'avvio dello spettacolo, poi è ripresa dopo mezz'ora del primo concerto ed è continuata, lieve ma persistente, fino a costringere all'annullamento del secondo—una vera chicca, che avrebbe visto sul palco l'inimitabile voce di David Moss accompagnata dall'elettronica di Francesco Giomi e Francesco Canavese.

C'è quindi stata la possibilità di ascoltare solo mezz'ora di Cadaver Mike, ovvero il duo composto da Stefano Costanzo alla batteria e da Eks (alias Guido Marziale) a campionatore, nastri e giradischi. Pur in una performance interrotta frettolosamente (ma, va detto, con accurata maestria) a causa della pioggia, i due hanno dato vita a un paesaggio sonoro estremamente dinamico e variegato, per molti aspetti sorprendente e che catturava l'attenzione degli spettatori. Tra i molti aspetti interessanti, da sottolineare il contrasto tra la liquidità dei suoni campionati e registrati, offerti in continua e frammentata varietà, e la soffusa reiterazione, quasi minimalista, dei tempi scanditi dalla batteria, la serrata e organica interazione dei quali ha prodotto uno spiazzante tessuto sonoro.

Peccato davvero aver perso il concerto finale, che si preannunciava di estremo interesse—Moss aveva approntato anche una sorpresa "teatrale," profittando della suggestiva location—e che ci si auspica possa essere presto recuperato. Resta il fatto che ancora una volta il festival ha offerto una boccata di "Aria" fresca in un panorama musicale nel quale le opportunità di ascoltare musica di autentica ricerca sono sempre più rare.

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