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Ted Reichman

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01. Wadada Leo Smith and Ed Blackwell - The Blue Mountain Sun's Drummer (Kabell - 2010).

Appena ho saputo dell'esistenza di questo CD non ho potuto fare altro che comprarlo immediatamente. Due dei mie musicisti preferiti in assoluto. Non mi stancherei mai di ascoltare Blackwell soprattutto in un contesto spoglio, essenziale come questo. Impersona le molteplici connessioni esistenti nella musica afroamericana e oltre, come del resto Leo. Personalità e vibrazioni fluiscono prepotentemente.

02. John Carter - Bobby Bradford - Mosaic Select (Mosaic Select - 2010).

Ancora qualcosa che ho dovuto aspettare a lungo per ascoltare e anche in questo caso due forti personalità all'opera. Catalogata come musica post-ornettiana (e spero che sia inteso come un complimento) Carter e Bradford sono fervidi improvvisatori e le composizioni di Carter sono estremamente personali, imprevedibili e molto differenti da quelle di Ornette. E se avete qualche interesse verso il clarinetto dovete assolutamente avere questo disco.

03. John Carter - Shadows on a Wall (Gramavision - 1989).

La passione per Carter continua. Ascoltavo questo disco alla radio quando ero al college e ora ho iniziato a riscoprirlo. Potrebbe essere considerato grande già per la performance in clarinetto solo, ma grazie alla sua eccellenza compositiva, concettuale e di produzione è un disco da ascoltare e riascoltare.

04. AA.VV. - To Scratch Your Heart: Early Recordings from Istanbul (Honest Jon's - 2010).

Difficile dire qualcosa su questo mio interesse per la musica turca dell'anteguerra. Semplicemente ho iniziato ad ascoltare questi dischi con interesse e grande piacere, senza cercare di approfondire troppo. Ascolto e spero un giorno di riuscire a suonare con l'energia e l'eleganza di questi musicisti.

05. Nick Cave and Warren Ellis - The Assassination of Jesse James by The Coward Robert Ford (Mute - 2007).

Sto scrivendo parecchia musica da film ultimamente. Questa è assai popolare tra i film-makers e a ragione perché è una delle migliori musiche da film nel cinema recente. Anche il film è ampiamente sottovalutato.

06. Cliff Martinez - Solaris Soundtrack (Trauma - 2002).

Un'altra colonna sonora che mi hanno fatto scoprire alcuni collaboratori del regista. E' veramente deliziosa, all'inizio suona come musica elettronica poi ti accorgi che... non lo è. La musica di Martinez per i film di Soderberg è sempre da considerare con molta attenzione.

07. AA.VV> - Classic South African Jive

Sto proprio ora lavorando ad un documentario sul Sud Africa e benché la musica che sto scrivendo non abbia praticamente nulla in comune con la musica popolare di quel paese, sto ascoltando un bel po' di musica sudafricana da avere in memoria nella mia testa. Il che è piuttosto divertente.

08. Skuli Sverrisson - Seria II (12 Tonar - 2010).

Ho suonato nel precedente album di Skuli ma non in questo così ne posso parlare. Veramente un lavoro magnifico dal grande Skuli, la cui musica è per me fonte d'ispirazione da molti anni. Adoro l'impronta ambient suonata in contesti jazz, ma in questi Seria albums risplende soprattutto come compositore di una musica pop/folk/space fluttuante e indefinibile. Devo resistere al desiderio di copiarlo.

09. Van Dyke Parks - Discover America (Warner Brothers - 1972).

Ho recentemente comprato delle casse nuove per il mio studio e sto ascoltando dischi che conosco molto bene per verificarne le potenzialità. Questo è una delle prime cose che ho scelto, uno dei mie preferiti di tutti i tempi, a tutti i livelli ma soprattutto per gli straordinari arrangiamenti e per i suoni ispirati e gioiosi.

10. Grateful Dead - The Field Trip (Veneta Oregon, 8/27/72" bootleg).

OK, lo ammetto, ascolto i Dead da una vita. Li ho odiati. ODIATI. Ho cominciato ad ascoltare questa musica, che pensavo non mi piacesse, per gioco, per vedere se riuscivo a trovare al suo interno qualche elemento positivo. E ha funzionato, funziona quasi sempre, e anche molto bene, troppo bene con i Dead. I loro brani più conosciuti non mi piacciono affatto, e generalmente non amo le loro registrazioni in studio. Una volta poi che incominciarono a inserire elementi funk alla fine degli anni settanta mi piacquero ancora meno. Ma c'è qualcosa nei loro album live degli inizi che possiede un alchimia magica che cattura la mia attenzione, qualcosa di molto profondo e familiare. Succede soprattutto quando sono molto stanco. Così i Dead funzionano benissimo come ambient music che non richiede un ascolto particolarmente attento ma va presa come una grande onda sonora consolatoria e carezzevole. E, ad essere sincero, continuo ad ascoltarli e ascoltarli.

Foto di Claudio Casanova


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