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Sounds of Liberation: Sounds of Liberation
BySiamo a Philadelphia, è il marzo del '72 e il vibrafonista Khan Jamal entra in studio spalleggiato dalla chitarrista Monnette Sudler, dai percussionisti Omar Hill e Rashid Salim, dal bassista Billy Mills, dal batterista Dwight James e dal sassofonista Byard Lancaster, il più noto della pattuglia per i trascorsi newyorchesi e parigini al fianco di Sunny Murray, Bill Dixon, McCoy Tyner e Sun Ra. Il gruppo, fondato da Jamal, si chiama Sounds of Liberation e tutti e sette i suoi membri sono nati e cresciuti a Philadelphia. Di Philadelphia è anche l'etichetta pronta a pubblicare il primo e unico disco della band: la Dogtown Records, fondata e (auto)gestita da Lancaster, una delle tante "black indie" sparse allora per gli States (come la Strata East di Charles Tolliver e Stanley Cowell, la Black Jazz di Oakland, la Tribe Records di Detroit, della quale la Soul Jazz ha di recente pubblicato una consigliatissima antologia, Message from the Tribe). Avrà vita breve la Dogtown, destinata a sparire nel giro di tre pubblicazioni e a finire presto sui taccuini dei cacciatori di rarità.
Che musica fanno i sette? Domanda legittima, risposta complicata. C'è la giusta dose di funk garantita dal basso elettrico di Mills e dalla chitarra vagamente sharrockiana della Sudler; c'è una ritmica d'assalto (batteria, conga e percussioni assortite) che sa di Africa e Sud America; c'è il sax acuminato di Lancaster dal gusto inconfondibilmente free; c'è il vibrafono di Jamal che fa tanto jazz. Insomma, un mix di suggestioni e colori tipico dei Settanta.
I nostri giocano a carte scoperte fin dall'iniziale "Happy Tuesday," introdotta da un solo di conga di Salim. Il brano decolla verso il minuto e mezzo, sulle ali di un giro di basso funk che si trascina dietro l'intera sezione ritmica e le sei corde. Il tema è uno splendido call and response tra il vibrafono e il contralto, con il sax luciferino di Lancaster che poco alla volta si staglia sul cangiante tappeto ritmico steso dai compagni di ventura. Tocca poi a Jamal e infine alla Sudler uscire allo scoperto; nel mezzo un cambio di passo di Mills che allenta la tensione prima del tumultuoso finale.
Ma i venti orgiastici minuti di "Happy Tuesday" non sono tutto e - udite udite! - nemmeno il meglio. Ci pensa "We'll Tell You Later," piazzata tra le due "New Horizons," ad alzare ulteriormente l'asticella. Lo sviluppo del brano è emblematico delle mille anime di Sounds of Liberation: si comincia con un palleggio nello stretto tra la batteria e il sax contralto. Battuta dopo battuta l'eccitazione cresce e il volume pure. Lancaster è indemoniato, la chitarra grattugia accordi splendidamente fuori luogo, la sezione ritmica martella all'impazzata. Poi, agli 8 e 34, una voce richiama la band all'ordine, introducendo un epilogo funk che è una liberazione orgasmica.
Resta un unico dubbio alla fine della corsa. Ma com'è possibile che ci siano voluti trentotto anni prima che qualcuno si decidesse a ristampare questa meraviglia?
Track Listing
1. Happy Tuesday - 19:20; 2. New Horizons II - 5:24; 3. Billie One - 2:49; 4. We’ll Tell You Later - 10:45; 5. New Horizons I - 10:36; 6. New Life - 2:41.
Personnel
Khan Jamal
vibraphoneKhan Jamal (vibrafono); Byard Lancaster (sax contralto); Billy Miller (basso elettrico); Rashid Salim (conga); Monnette Sudler (chitarra elettrica); Omar Hill (percussioni); Dwight James (batteria).
Album information
Title: Sounds of Liberation | Year Released: 2010 | Record Label: Motown
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