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Philip Jeck: Sand
ByQuesta sensazione è confermata anche dal recente Sand, registrato tra il 2006 e il 2007 e poi riprocessato all'inizio del 2008, che giunge a qualche anno di distanza dal precedente 7 per evolverne il linguaggio in modo sempre affascinante. Grazie all'utilizzo di giradischi degli anni Sessanta, il suono di vecchi vinili e 78giri viene iterato, modificato, filtrato attraverso effetti e un vecchio sintetizzatore, a costruire una serie di paesaggi dilatati e amniotici.
La sabbia del titolo, che sembra scendere come attraverso una clessidra, si ricollega al tema della memoria [centrale nel linguaggio della musica riprodotta, non solo in quello di Jeck], per crepitare, abradere, avvolgere, riscaldare o ghiacciare a seconda dell'incidenza dei raggi del sole.
Il tempo si distorce, allucinato spesso, quasi richiedendo una predisposizione al fuggevole, al dettaglio e certamente le sette tracce piaceranno da impazzire a chi ama lasciarsi trasportare dalla musica in uno spazio di nessuno.
Lontano dalle seduzioni preconfezionate della tentaziona ambientale, Jeck sembra rimanere incantato dallo stesso girare dei solchi e spolvera di ricordi [la fanfara di Emerson, Lake & Palmer] lo svilupparsi di un'imperfetta circolarità. Quasi che il turbamento sia una lirica tortura da stratificare senza fretta.
Track Listing
01. Unveiled; 02. Chime Again; 03. Fanfares; 04. Shining; 05. Fanfares Forward; 06. Residue; 07. Fanfares Over.
Personnel
Album information
Title: Sand | Year Released: 2008 | Record Label: Pangaea Recordings
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