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Profilo di Duck Baker
ByQuesta commistione di generi e stili, senza legarsi a uno in particolare, ma al contrario traendo sempre nuovi stimoli e approcci da esperienze musicali diversificate, è la caratteristica principale della sua arte, che lo distingue dagli altri chitarristi facendone un punto di riferimento obbligato per tutti gli appassionati dello strumento (ma non solo). Era quasi doveroso approfittare dell'occasione offerta dalla pubblicazione dei suoi lavori più recenti per dedicargli questo profilo, completato anche da un'intervista.
Nato a Washington D.C. nel 1949, Richard 'Duck' Baker cresce, anche musicalmente, a Richmond, Virginia.
Dopo le prime inevitabili esperienze adolescenziali di rock'n'roll, comincia a interessarsi al blues acustico, per continuare poi con ragtime, jazz e bluegrass, adottando la tecnica fingerpicking sulla chitarra acustica. Fondamentale in questi primi anni risulta l'influenza di un pianista locale di ragtime, Buck Evans, che gli insegna molti standard jazz cementando così quello che sarà l'approccio di Baker alla trascrizione e composizione per chitarra, su cui applicherà sempre tecniche pianistiche.
Quando si trasferisce a San Francisco nei primi anni Settanta, Baker ha già sviluppato un repertorio che comprende brani di ragtime, blues, old-time country, cajun, bluegrass e jazz di New Orleans. Entra nel giro dell'etichetta Kicking Mule di Ed Denson (già cofondatore della Takoma Records insieme a John Fahey) e Stefan Grossman, che in quegli anni contribuisce fortemente al rilancio della chitarra acustica in America e in Europa, e pubblica cinque dischi tra il 1975 e il 1980, da There's Something for Everyone in America a The Kid on the Mountain, oltre alla partecipazione ad alcune antologie in compagnia di altri chitarristi.
Il suo stile appare già ben definito, e tutti i suoi interessi musicali sono ben rappresentati. In particolare, spiccano i suoi arrangiamenti ricchi di swing di canzoni e standard jazzistici come 'Honeysuckle Rose,' 'Liza,' 'Dr. Jazz,' 'Wolverine Blues' e 'I Found a New Baby.' Compaiono anche le sue prime composizioni modali, ancora acerbe, che riprenderà successivamente con maggior efficacia.
Il disco più rappresentativo e meglio riuscito di questo primo lotto è sicuramente The Art of Fingerstyle Jazz Guitar del 1979 (ristampato su CD Shanachie nel 1994 con aggiunta di altri brani). Accanto a classici come 'Summertime,'Take the A-train,' 'Stompin'at the Savoy' e 'In a Sentimental Mood' troviamo anche 'Tintiyana' di Dollar Brand e 'You're a Lady' di John Coltrane, indicativi dell'estensione dei suoi interessi jazzistici. Tra le composizioni originali fanno capolino anche alcuni esperimenti di free. L'ultimo album inciso per la Kicking Mule, The Kid on the Mountain (ristampato su CD Fantasy nel 1999) è invece uno dei primissimi dischi per chitarra acustica completamente dedicato alla musica folk britannica, con una selezione di fiddle tunes irlandesi, scozzesi e inglesi arrangiate per chitarra fingerpicking. L'album definisce di fatto il nuovo standard di arrangiamento per questo stile musicale, fornendo un esempio che sarà imitato in seguito da numerosissimi chitarristi.
Negli anni successivi, Baker gira per il mondo, effettuando tour come solista, e stabilendosi per diversi anni in Europa (anche in Italia, a Torino), prima di fare ritorno a San Francisco nel 1987. Nella seconda metà dei '70 comincia anche a frequentare la scena free d'avanguardia, esibendosi con Eugene Chadbourne e John Zorn a New York, e con Bruce Ackley e Henry Kaiser a San Francisco, ma le uniche testimonianze registrate di questa sua attività sono un disco di Chadbourne, Guitar Trios del 1977, a cui seguirà Wild Partners venti anni dopo, e il recentissimo Incus The Ducks Palace. Finita l'avventura Kicking Mule, che gli aveva portato una discreta notorietà tra gli appassionati dello strumento, le registrazioni discografiche si diradano decisamente; l'associazione con Stefan Grossman però continua attraverso i suoi canali di vendita (Guitar Workshop in Europa e Vestapol Video negli U.S.A.) con una serie di cassette audio e video didattici, per un'attività che continua a tutt'oggi senza conoscere crisi o battute d'arresto, e che gli ha consentito di pubblicare anche diversi metodi e partiture per chitarra con Mel Bay Publications e Acoustic Music Records.
Baker continua ad approfondire lo studio della musica irlandese, partecipando ad alcune antologie pubblicate da Shanachie e Rounder, ma non dimentica l'amore per i pianisti jazz. Verso la metà dei '90, l'amico John Zorn gli dà la possibilità di realizzare un disco per la Avant: si tratta di Spinning Song, pubblicato nel 1996, un tributo alla musica del grande e misconosciuto (fino alla sua recente riscoperta) pianista Herbie Nichols in una serie di arrangiamenti per chitarra, curati dallo stesso Duck Baker con l'aiuto e la supervisione del trombonista Roswell Rudd, che di Nichols era stato discepolo. I brani riescono nel non facile intento di catturare lo spirito e la complessità delle composizioni del pianista, e il disco ottiene un grande successo di critica e l'approvazione dei jazzisti puri. Ancora oggi, rimane il disco più ambizioso del chitarrista, e probabilmente il suo capolavoro.
Nel frattempo, Baker porta avanti una serie di collaborazioni nel campo della musica tradizionale in una serie di duetti con la cantante Molly Andrews e il violinista irlandese Kieran Fahy, mentre in ambito jazzistico continua il sodalizio con Roswell Rudd (con il quale pubblica Broad Strokes, per la Knitting Factory Records), e suona col bassista Mark Dresser e con i chitarristi Ken Emerson, Woody Mann e Jamie Findlay. Degno di attenzione il disco inciso in coppia con quest'ultimo, Out of the Past, una raccolta di brani jazz interpretati dai due chitarristi in maniera eccitante. Nel 2002 Henry Kaiser lo chiama a partecipare a un'antologia di chitarristi contemporanei che sta curando per la Cuneiform Records, 156 Strings, cui Baker contribuisce con un brano in stile free.
Da qualche anno Baker è tornato in Europa, stabilendosi in Inghilterra nei pressi di Londra, da dove continua a coltivare i suoi vari interessi in campo musicale, suddividendosi tra didattica, concerti e articoli. Un altro aspetto non secondario della sua attività è infatti quello legato alla collaborazione con diverse testate musicali, che risale alla fine degli anni '60 quando ha iniziato a contribuire al prestigioso magazine jazz canadese Coda, per il quale scrive tuttora. Tra le pubblicazioni che hanno ospitato i suoi articoli e recensioni in passato vanno citate Guitar Player, Fingerstyle Guitar, Old Time Music, The Berkeley Barb e The Listener, mentre è ancora presente con una certa regolarità su Jazz Times, Dirty Linen, Fiddler e Acoustic Guitar.
Alcuni dei suoi scritti sono riportati sul suo sito, dove è anche possibile reperire una discografia pressoché completa, comprensiva anche dei materiali didattici che rappresentano una fetta cospicua della sua produzione. Recentemente ha interrotto un silenzio discografico di qualche anno con la pubblicazione di ben quattro CD pre tre diverse etichette, e la partecipazione in Italia a una antologia chitarristica; ne parliamo più estesamente nelle recensioni dei quattro CD e della compilation Donna Lombarda.
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