Pogum Pogumnih: Pogum Pogumnih
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Arriva su CD uno dei progetti più interessanti a cui abbiamo avuto modo di assistere negli ultimi tempi, quel Pogum Pogumnih/Audaci Coraggiosi del batterista e compositore sloveno Zlatko Kaućić, ascoltato in un concerto dell'autunno scorso all'interno del festival Jazz&Wine of Peace (clicca qui per leggerne la recensione) del quale questo CD riprende la registrazione dal vivo.
Il lavorocome dichiarato sinteticamente nel librettoè "ispirato dai lavoratori sanitari che hanno lottato per salvare vite nel periodo della pandemia; da chi protesta contro gli autocrati; da chi aiuta i rifugiati; da chi combatte contro i cambiamenti climatici e da tutti coloro che desiderano qualcosa di meglio per questo pianeta," e a tutti questi è dedicato. Per dar corpo a un tale programma extramusicale, il lavoro si articola in una suite di oltre un'ora, divisa senza soluzione di continuità in dieci scenenessuna delle quali, tuttavia, ha un titolo autonomonel corso delle quali la musica commenta e interpreta emblematiche voci registrate alle quali si alterna e si mescola, che le danno il ritmo e la spinta, lasciandola poi libera di muoversi a piacimento.
La formazione vede in scena dodici elementi, incluso Kaučič che si limita a dirigere: otto giovani musicisti sloveni, provenienti dai Kombo B e Cle formazioni che lo stesso Kaučič ha negli anni assemblato con i migliori elementi usciti dal suo incessante lavoro didatticotre dei quali impegnati a batteria e percussioniŽiga Ipavec, Robi Erzetič e Tomi Novak, tre alle chitarre elettricheTilen Kravos, Ajk Vremec e Anton Lorenzutti, uno al basso elettricoTimi Vremece uno al contrabbasso Matjaž Bajc; accanto a loro, tre ospiti italiani ai fiatiMarco Colonna al sax sopranino, clarinetto e clarinetto basso, Ivan Pilat al sax baritono e Flavio Zanuttini alla tromba.
Ne scaturisce un ensemble atipico, irruento e coloratissimo, chevista la base e l'ampio uso fatto da molti membri anche dell'elettronicaha un timbro di fondo sostanzialmente rock e, al tempo stesso, la libertà e lo spirito del free jazz e della New Thing, nonché la creatività scoppiettante di chi è uso a cercare nella musica l'inatteso, nei timbri, nelle forme espressive, nelle interazioni con quel che accade nella realtà che lo circonda.
E qui, progettualmente, la realtà irrompe sulla scena fin dall'inizio: la musica inizia infatti dopo le grida registrate di una manifestazione che chiede a gran voce le dimissioni del primo ministro sloveno Ivan Janša, con le chitarre e le percussioni che prolungano e interpretano la richiesta, dando vita a un tessuto sonoro che culmina in un appassionato e visionario assolo di Colonna al sopranino. Dopo, sono ancora gli audaci coraggiosi a lanciare la musica, in particolare è la voce di Greta Thumberg e le sue famose accuse di "bla bla bla" ai potenti della terra: ancora una volta, la musica riprende e reinterpreta l'accusa, prima con un emergere di voci isolate, poi lanciandosi in un reiterato appello, quasi urlato da fiati e chitarre, che apre su assoli intensi e molto rock.
Dopo un drastico taglio, è la volta della voce di George Floyd, un attimo prima di morire soffocato, a riportare in scena la realtà: e qui ne segue il momento più lirico e meditativo dell'album, con le voci prima del sopranino di Colonna, poi della espressivissima tromba di Flavio Zanuttini a recitare un epitaffio sull'austero accompagnamento delle chitarre, fino a un crescendo che sfocia in un magmatico e catartico "tutti."
E poi ancora le voci di Papa Francesco sui migranti e di Julian Assange, commentate da temini fischiettati e ricerche timbriche della tromba, da narrazioni quasi country e assoli di contrabbasso archettato, da lancinanti e liberi appelli del sopranino o del baritono e ondate sonore degli archi, con continui cambi di tempi e di atmosfere che segnano la mutevolezza e complessità dell'epoca in cui viviamo, conservando però una mirabile coerenza e un'intesa tra i musicisti che a loro volta ci ricordano quanto siano importanti, per affrontare con audacia e coraggio le grandi sfide che abbiamo davanti, avere idee chiare e condivise, ascoltarsi e fidarsi reciprocamente. E magari anche poter contare sulla rigorosa guida di chi, di volta in volta, ci ricordi quanto siano difficili i dettagli e ci indichi come trattarlicome fanno, in questa musica, Zlatko Kaučič che dirige l'ensemble e tutti gli "audaci coraggiosi" le cui voci scandiscono il percorso.
Una gran bella musica, com'è solito per Kaučič lontana da ogni etichetta, che ci ricorda una volta di più come la musica, in quanto agire del musicista-cittadino nel mondo, ha e non può non avere un significato politico. Sta a chi la suona prendere posizione in proposito, sapendo che anche non prenderla è una posizione, sebbenepoco audacemente e coraggiosamentedi mera accettazione dell'esistente.
Album della settimana.
Il lavorocome dichiarato sinteticamente nel librettoè "ispirato dai lavoratori sanitari che hanno lottato per salvare vite nel periodo della pandemia; da chi protesta contro gli autocrati; da chi aiuta i rifugiati; da chi combatte contro i cambiamenti climatici e da tutti coloro che desiderano qualcosa di meglio per questo pianeta," e a tutti questi è dedicato. Per dar corpo a un tale programma extramusicale, il lavoro si articola in una suite di oltre un'ora, divisa senza soluzione di continuità in dieci scenenessuna delle quali, tuttavia, ha un titolo autonomonel corso delle quali la musica commenta e interpreta emblematiche voci registrate alle quali si alterna e si mescola, che le danno il ritmo e la spinta, lasciandola poi libera di muoversi a piacimento.
La formazione vede in scena dodici elementi, incluso Kaučič che si limita a dirigere: otto giovani musicisti sloveni, provenienti dai Kombo B e Cle formazioni che lo stesso Kaučič ha negli anni assemblato con i migliori elementi usciti dal suo incessante lavoro didatticotre dei quali impegnati a batteria e percussioniŽiga Ipavec, Robi Erzetič e Tomi Novak, tre alle chitarre elettricheTilen Kravos, Ajk Vremec e Anton Lorenzutti, uno al basso elettricoTimi Vremece uno al contrabbasso Matjaž Bajc; accanto a loro, tre ospiti italiani ai fiatiMarco Colonna al sax sopranino, clarinetto e clarinetto basso, Ivan Pilat al sax baritono e Flavio Zanuttini alla tromba.
Ne scaturisce un ensemble atipico, irruento e coloratissimo, chevista la base e l'ampio uso fatto da molti membri anche dell'elettronicaha un timbro di fondo sostanzialmente rock e, al tempo stesso, la libertà e lo spirito del free jazz e della New Thing, nonché la creatività scoppiettante di chi è uso a cercare nella musica l'inatteso, nei timbri, nelle forme espressive, nelle interazioni con quel che accade nella realtà che lo circonda.
E qui, progettualmente, la realtà irrompe sulla scena fin dall'inizio: la musica inizia infatti dopo le grida registrate di una manifestazione che chiede a gran voce le dimissioni del primo ministro sloveno Ivan Janša, con le chitarre e le percussioni che prolungano e interpretano la richiesta, dando vita a un tessuto sonoro che culmina in un appassionato e visionario assolo di Colonna al sopranino. Dopo, sono ancora gli audaci coraggiosi a lanciare la musica, in particolare è la voce di Greta Thumberg e le sue famose accuse di "bla bla bla" ai potenti della terra: ancora una volta, la musica riprende e reinterpreta l'accusa, prima con un emergere di voci isolate, poi lanciandosi in un reiterato appello, quasi urlato da fiati e chitarre, che apre su assoli intensi e molto rock.
Dopo un drastico taglio, è la volta della voce di George Floyd, un attimo prima di morire soffocato, a riportare in scena la realtà: e qui ne segue il momento più lirico e meditativo dell'album, con le voci prima del sopranino di Colonna, poi della espressivissima tromba di Flavio Zanuttini a recitare un epitaffio sull'austero accompagnamento delle chitarre, fino a un crescendo che sfocia in un magmatico e catartico "tutti."
E poi ancora le voci di Papa Francesco sui migranti e di Julian Assange, commentate da temini fischiettati e ricerche timbriche della tromba, da narrazioni quasi country e assoli di contrabbasso archettato, da lancinanti e liberi appelli del sopranino o del baritono e ondate sonore degli archi, con continui cambi di tempi e di atmosfere che segnano la mutevolezza e complessità dell'epoca in cui viviamo, conservando però una mirabile coerenza e un'intesa tra i musicisti che a loro volta ci ricordano quanto siano importanti, per affrontare con audacia e coraggio le grandi sfide che abbiamo davanti, avere idee chiare e condivise, ascoltarsi e fidarsi reciprocamente. E magari anche poter contare sulla rigorosa guida di chi, di volta in volta, ci ricordi quanto siano difficili i dettagli e ci indichi come trattarlicome fanno, in questa musica, Zlatko Kaučič che dirige l'ensemble e tutti gli "audaci coraggiosi" le cui voci scandiscono il percorso.
Una gran bella musica, com'è solito per Kaučič lontana da ogni etichetta, che ci ricorda una volta di più come la musica, in quanto agire del musicista-cittadino nel mondo, ha e non può non avere un significato politico. Sta a chi la suona prendere posizione in proposito, sapendo che anche non prenderla è una posizione, sebbenepoco audacemente e coraggiosamentedi mera accettazione dell'esistente.
Album della settimana.
Personnel
Žiga Ipavec: drums; Robi Erzetič: drums; Tomi Novak: drums; Tilen Kravos: guitar, electric; Ajk Vremec: guitar, electric; Anton Lorenzutti: guitar, electric; Timi Vremec: bass, electric; Matjaž Bajc: bass, acoustic; Marco Colonna: clarinet, bass; Flavio Zanuttini: trumpet; Ivan Pilat: saxophone, baritone.
Album information
Title: Pogum Pogumnih | Year Released: 2022 | Record Label: Zvočni Izviri
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