Pauline Oliveros, Roscoe Mitchell, John Tilbury, Wadada Leo Smith: Nessuno
Non è Ulisse né una celebre canzone portata al successo da Mina: questa è semplicemente la riproposizione integrale di un concerto tenutosi l'8 maggio 2011 a Bologna nell'ambito della rassegna Angelica, in cui nessuno dei quattro performers occupava (almeno sulla carta) posizioni di preminenza.
In realtà quanto svoltosi quella sera di oltre cinque anni fa al festival bolognese ebbe due figure indiscutibilmente preponderanti, in maniera quasi ovvia, al di là degli strumenti suonati, trattandosi di due dei massimi protagonisti dell'avanguardia afroamericana dell'ultimo mezzo secolo. Stiamo ovviamente parlando di Wadada Leo Smith e Roscoe Mitchell, il cui dialogare permea di sé ogni interstizio (o quasi) degli oltre settanta minuti su cui il disco si sviluppa, pur con una regia, magari silenziosa, di John Tilbury, pianista inglese oggi ottantenne di frequentazioni molto "contemporanee," laddove purtroppo la presenza di Pauline Oliveros (scomparsa a ottantaquattro anni lo scorso 25 novembre), complice il timbro ibrido, sfuggente, spesso fin troppo "atmosferico," del suo mantice elettrico (che funziona di fatto come una generica tastiera), finisce per risultare abbastanza evanescente, impalpabile.
Quanto appena pur succintamente descritto determina risultanze abbastanza diversificate, nel momento in cui il meglio (il cuore, almeno quello più vivo, pulsante, conseguente) della performance sembra come esaurirsi con la prima delle due lunghe sequenze (mezz'ora) che compongono il concerto vero e proprio, laddove la seconda (poco meno di quaranta minuti) tende a sfilacciarsi non poco, di fatto incapace di dire qualcosa che la prima parte non avesse già espresso meglio e con ben più palpabile "urgenza espressiva."
In generale si tratta, come si sarà capito, di una lunga galoppata senza rete condotta da musicisti che tale pratica non hanno mai disdegnato, pur dedicandosi spesso e volentieri a progetti più definiti. Resta da vedere fino a che punto la succitata pratica trovi qui un'esemplificazione convincente everrebbe da diredi tratto sufficientemente autoriale. Accade a singhiozzo, come accennato, e forse una sforbiciata al totale, pur privando l'ascoltatore di parte di un documento comunque prezioso, non avrebbe nuociuto al risultato finale. Ciò non toglie che ci siano ampie sezioni di livello più che ragguardevole, oltre tutto rinverdite nel breve bis finale, durante il quale, in sedicesimo, si riattinge ai vertici toccati con maggior dovizia nella prima mezz'ora di musica.
In realtà quanto svoltosi quella sera di oltre cinque anni fa al festival bolognese ebbe due figure indiscutibilmente preponderanti, in maniera quasi ovvia, al di là degli strumenti suonati, trattandosi di due dei massimi protagonisti dell'avanguardia afroamericana dell'ultimo mezzo secolo. Stiamo ovviamente parlando di Wadada Leo Smith e Roscoe Mitchell, il cui dialogare permea di sé ogni interstizio (o quasi) degli oltre settanta minuti su cui il disco si sviluppa, pur con una regia, magari silenziosa, di John Tilbury, pianista inglese oggi ottantenne di frequentazioni molto "contemporanee," laddove purtroppo la presenza di Pauline Oliveros (scomparsa a ottantaquattro anni lo scorso 25 novembre), complice il timbro ibrido, sfuggente, spesso fin troppo "atmosferico," del suo mantice elettrico (che funziona di fatto come una generica tastiera), finisce per risultare abbastanza evanescente, impalpabile.
Quanto appena pur succintamente descritto determina risultanze abbastanza diversificate, nel momento in cui il meglio (il cuore, almeno quello più vivo, pulsante, conseguente) della performance sembra come esaurirsi con la prima delle due lunghe sequenze (mezz'ora) che compongono il concerto vero e proprio, laddove la seconda (poco meno di quaranta minuti) tende a sfilacciarsi non poco, di fatto incapace di dire qualcosa che la prima parte non avesse già espresso meglio e con ben più palpabile "urgenza espressiva."
In generale si tratta, come si sarà capito, di una lunga galoppata senza rete condotta da musicisti che tale pratica non hanno mai disdegnato, pur dedicandosi spesso e volentieri a progetti più definiti. Resta da vedere fino a che punto la succitata pratica trovi qui un'esemplificazione convincente everrebbe da diredi tratto sufficientemente autoriale. Accade a singhiozzo, come accennato, e forse una sforbiciata al totale, pur privando l'ascoltatore di parte di un documento comunque prezioso, non avrebbe nuociuto al risultato finale. Ciò non toglie che ci siano ampie sezioni di livello più che ragguardevole, oltre tutto rinverdite nel breve bis finale, durante il quale, in sedicesimo, si riattinge ai vertici toccati con maggior dovizia nella prima mezz'ora di musica.
Track Listing
Part I; Part II; Part III (Encore).
Personnel
Wadada Leo Smith: tromba; Roscoe Mitchell: sax (alto, soprano), flauto; Pauline Oliveros: fisarmonica elettrica; John Tilbury: pianoforte.
Album information
Title: Nessuno | Year Released: 2017 | Record Label: I Dischi Di Angelica
Tags
Pauline Oliveros, Roscoe Mitchell, John Tilbury, Wadada Leo Smith
CD/LP/Track Review
Pauline Oliveros
Alberto Bazzurro
I Dischi Di Angelica
Italy
Bologna
Wadada Leo Smith
Roscoe Mitchell
John Tilbury
Nessuno