Francesco Forges: Micro Strayhorn

Musicista poliedrico, cantante, flautista e didatta, Francesco Forges ha avuto modo di parlarci di questo disco e del suo rapporto con la figura di Billy Strayhorn in una recente intervista. Come lui stesso dice, il disco indaga "al microscopio" la musica del grande collaboratore (e "lato oscuro") di Duke Ellington, ma aggiungeremmo che la sottopone anche a una rilettura tanto semplice e fedele, quanto raffinata e singolare.

La semplicità e la fedeltà sono garantite da un impianto tradizionale, sia negli arrangiamenti, sia nelle parti improvvisate, che rispettano la sensibilità di Strayhorn e i contenuti lirici dei testi; l'originalità e la raffinatezza provengono invece dall'organico strumentale, ridotto ma atipico, con strumenti timbricamente molto caratterizzanti -specie se usati come qui avviene -quali l'oud (che sorprende fin dalla prima traccia), il clarone e il trombone, che con il flauto e il contrabbasso sono gli unici accompagnatori del piano di Forges.

Si aggiunga a questo che il particolare mix di tradizione e innovazione lo si ritrova anche nello stile adottato da Forges per la voce, ora usata in modo diretto ed espressivo, sebbene con timbriche cangianti di traccia in traccia, ora invece impiegata seguendo lo spirito di colui ch'egli riconosce come suo grande ispiratore, vale a dire Bobby McFerrin, come accade per esempio in "A Flower Is a Lovesome Thing."

Così, avvalendosi anche della proverbiale bellezza delle composizioni di Strayhorn, il lavoro -prima di concludersi con l'unica composizione originale a firma di Forges -si dipana regalando piccole ma interessanti sorprese come il duetto tra flauto e trombone in "Johnny Come Lately" o la stravolta "Paris Blues," che ci illustrano la ricerca di Forges e di mostrano un altro dei molti lati di Strayhorn.

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