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Michael Blake "Kingdom of Champa"
Teatro Manzoni - Milano - 22.01.2011
Correva l'anno 1995. In compagnia della moglie, originaria di quel paese, Michael Blake si recava in Vietnam. Un viaggio sulle tracce di ricordi familiari, ma inevitabilmente anche all'interno di una delle grandi, laceranti, ferite della storia nord-americana. Colonna sonora di quel viaggio era una musicassetta contenente Sketches of Spain e In a Silent Way di Miles Davis.
Il mix di suggestioni derivanti da quegli ascolti, e dalle esperienze compiute durante il viaggio, diedero vita nel 1997 all'album Kingdom of Champa, che segna il debutto discografico di Blake come band-leader con la produzione di Teo Macero, ad aggiungere un ulteriore ingrediente davisiano al progetto. Alla registrazione dell'album presero parte Steve Bernstein, Thomas Chapin, Marcus Rojas, Rufus Cappadocia, Bryan Carrott, David Tronzo, Tony Scherr, Scott Neumann, Billy Martin.
Oggi, a quindici anni di distanza, Michael Blake ha ricostruito quasi integralmente quell'organico. Mancavano solo Thomas Chapin, deceduto nel 1998 e sostituito da Naissam Jalal - in programma era prevista Nicole Mitchell -, Marcus Rojas, sostituito da Clark Gayton, e Scott Neumann, sostituito da Hamid Drake. Ha ripreso quelle musiche, e ha dato vita ad un concerto che, anche se siamo solo a gennaio, siamo certi si rivelerà, a fine 2012, come uno dei più belli ed emozionanti dell'anno.
Il lavoro di Blake sul materiale musicale di Kingdom of Champa è sottile ma sostanziale. Le musiche di allora sono state rielaborate, in qualche modo aggiornate, filtrandole attraverso una maggiore consapevolezza artistica. L'esordiente band-leader trentenne di allora ha ormai quasi cinquant'anni, e sia pure nel massimo rispetto di quanto contenuto nell'album (persino la scaletta dei brani è immutata), le differenze con la registrazione non sono semplicemente classificabili come normali scostamenti tra esecuzione in studio ed esecuzione live.
C'è una revisione totale dei colori, delle sonorità dell'organico. Le atmosfere sono più lievi. Le melodie - magnifiche! - connotate di un ulteriore profumo orientale, senza per questo mai cadere nell'etno o nel cross-over. Quello di Blake è uno splendido jazz contemporaneo, che rifugge ogni ironia (tanto di moda ma spesso altrettanto stucchevole) ed ogni virtuosismo. Le parti solistiche sono sempre molto stringate e in tema. Il suono dell'orchestra delicato, limpido, ricco di sfumature.
Grande musica, gran concerto.
Foto di Roberto Cifarelli.
Ulteriori immagini della serata sono disponibili nella galleria fotografica
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