Home » Articoli » Film Review » Max De Aloe - Un controcanto in tasca
Max De Aloe - Un controcanto in tasca
ByUn controcanto in Tasca
Abeat Records - distr. IRD
Valutazione: 4 stelle
Nato come chiacchierata sulla storia del jazz e poi trasformatosi in spettacolo-racconto su "musicisti gentili, poeti innamorati e pazzi inventori di strumenti musicali," come recita il sottotitolo, Un controcanto in tasca vede in scena Max De Aloe, il più noto e affermato armonicista italiano, che per un'ora, dal vivo, narra storie e suona in solitudine.
Si inizia da Hugo Diaz, grande armonicista argentino, per poi incontrare Christian Buschmann, che nel 1821 inventa l'"aura," progenitrice dell'armonica, quindi Christian Messner, che la perfeziona, e ancora il suo allievo Mathias Honher, che fonderà quella che ancor oggi è la più famosa fabbrica di armoniche. E poi di nuovo Diaz - che De Aloe quasi contrappone al "mito" dell'armonica jazz, Toots Thielemans - e Carlos Gardel, e Piazzolla.
Perché questo "spettacolo sospeso tra il tango e il jazz," alla fine, ha per protagonista proprio il tango: come musica - con brani come "Oblivion," "El dia que me quieras," "Vuelvo al Sur," "El choclo" - ma anche come sensibilità e filosofia, in ispecie come stile di vita di "tutti gli argentini sparsi per il mondo," ma anche di tutti coloro che, provenienti da altre parti del mondo, in Argentina hanno finito per vivere, come nel caso della poetessa Alfonsina Storni.
In omaggio al tango, ma anche per una personale necessità di "armonizzare," De Aloe imbraccia in un paio di brani la fisarmonica, accanto alla sua armonica cromatica, che suona sfruttandone le molte possibilità espressive, anche con l'ausilio dell'elettronica nella splendida interpretazione del classicissimo "El choclo".
Di grande interesse le due tracce extra, interviste a due grandi armonicisti italiani: Bruno De Filippi - jazzista e accompagnatore di cantanti come Mina, Jannacci e Branduardi, nel frattempo scomparso (nel 2010), che con De Aloe improvvisa dei duetti in salotto - e Willi Burger - che racconta la sua toccante esperienza di appassionato e virtuoso messo tuttavia ai margini per la "impresentabilità" del suo strumento in ambito classico.