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Massimo Barbiero
ByQuesto CD è forse meno rappresentativo di altri, ma la leggerezza e la pulizia con cui è eseguito mettono in risalto la liricità dei temi, melodie che sembrano sospese tra l’introspezione e una sensualità fatta di ricerca e delicati equilibri. Un piccolo gioiello.
02. Charles Lloyd - Sangam (ECM - 2006).
Più che Lloyd, di cui ho tutti i dischi, in questo lavoro sono sorpreso da Zakir Hussain, che possiede una musicalità sulle tabla impressionante. Un disco che scorre fluido, pieno di stimoli e invenzioni sia ritmiche che timbriche, la cui poesia è ispirata dal suono denso di Lloyd.
03. Mark Dresser - Denman Maroney - Time Change (Cryptogramophone - 2005).
L’ho scoperto mesi fa, dovendo incidere un nuovo disco con Silence Quartet (un mio progetto che ha al suo interno la cantante Rossella Cangini). Non c’è troppo jazz nel senso stretto del termine, è un lavoro cameristico ma pieno di spunti interessanti, con musicisti consci della musica che suonano, cosa che non accade spesso.
04. Greg Osby - Channel Three (Blue Note - 2005).
Disco con una grande energia, muscolare direi, ma con un Osby mai banale che non fa sentire la mancanza di uno strumento armonico. Una ritmica ai confini con l’hard bop, ma fresca e con invenzioni creative mai scontate (J.T.Watts superbo). Se devo ascoltare americani che suonano rispettando la tradizione questo è un esempio…. Andare avanti senza smettere di guardare indietro.
05. Daniele Tione & Alex Rolle - DoubleVision (Splasc(h) - 2004).
Ho avuto questo CD da poco, Alex è mancato l’anno scorso, (ho suonato con lui per quindici anni in Odwalla e altri progetti), sentirlo in CD in duo lo rende molto più presente di quanto pensassi. Daniele Tione è un ottimo pianista di cui si parla poco, ma questo è un bel CD intenso e con momenti di struggente emozione.
06. Genesis - Foxtrot (Island - 1972).
E’ difficile che passi troppo tempo senza che ascolti un disco dei Genesis o di Peter Gabriel. A distanza di anni trovo che siano pieni di grandi momenti di musica, di intuizioni compositive (magari rubate alla musica classica), ma sempre vive con un’energia e un pathos che, soprattutto con Gabriel difficilmente il rock ha saputo ricreare, e anche Collins, batteristicamente, faceva passare la sua passione per il jazz. E qualcosa sarà arrivato anche da lì.
07. Joni Mitchell - Shadows and light (Elektra - 1980).
Questo è uno di quei dischi che riscopro sempre d’estate, suonato tecnicamente benissimo. Leggero nelle intenzioni ma mai privo di motivazioni, da ragazzo non mi ero mai accorto di quanto fosse brava la Mitchell, ero più attento ai musicisti anche se ascoltare Pastorius in questa “forma smagliante” lascia veramente a bocca aperta: tecnica, musicalità, controllo totale della sezione ritmica. E’ musica lontana da ciò che suono ma è “musica”.
08. Susanne Abbuehl - Compass (ECM - 2006)
Il senso d’attesa che questa musica crea è intenso, la voce, quasi uno strumento, è sopra l’intero gruppo, forse il solo Sclavis osa dialogare con la cantante. Ma credo sia una scelta, sembra non accadere nulla, tutto è immobile, eppure la musica scorre e le idee ci sono proprio perché non “urlate”.
09. Henry Purcell - King Arthur - dir: E.Gardiner.
La maestosità di Purcel è assai diversa di quella che Handell avrebbe portato in Inghilterra, ma l’ ho sempre trovata più primitiva, arcaica nel raccontare e descrivere grandi miti. Anche un linguaggio all’apparenza così roboante lo trovo chiaro, va dritto all’ascoltatore, se questo sa ascoltare. E poi una grande direzione (Gardiner), aiuta tutto questo...
10. Arvo Part - Alina (ECM - 1999).
Rispetto ad altri lavori di Part questo si lascia ascoltare anche da chi non ha confidenza con la classica contemporanea, minimalismo destrutturato, passatemi il termine, che pero non perde di vista la liricità della frase musicale o l’indulgere sulla partitura. Trovo più poesia e melodia qui di quanta non se né trovi in molto pop o cantautori vari, e questo con composizioni per solo piano.
Foto di Luca D'Agostino
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