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Luisa Cottifogli ed Enrico Guerzoni - In mezzo scorre il fiume 2020

Luisa Cottifogli ed Enrico Guerzoni - In mezzo scorre il fiume 2020
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Luisa Cottifogli ed Enrico Guerzoni
Firenzuola
In mezzo scorre il fiume
Valle del Santerno, Orti di Nathan
19.7.2020

In tempi di post-pandemia, dopo la sospensione degli spettacoli per mesi, le limitazioni e i controlli alle manifestazioni, il comprensibile timore di chi vi si riavvicini, è necessario anche inventarsi modi diversi di andare in scena. Tra questi c'è quello di realizzare spettacoli all'aperto e in luoghi di solito non a questo destinati. È da una tale idea (e anche da alcune iniziative in difesa dell'ambiente svoltesi negli stessi luoghi prima della pandemia) che è nato "In mezzo scorre il fiume," festival iniziato il 10 Luglio e che andrà avanti fino al 25 agosto tra la Toscana e la Romagna, più precisamente nelle valli del Santerno e del Sillaro, in un territorio racchiuso tra Firenzuola e Imola. Il programma, estremamente vario, che include musica popolare, latin e un po' di jazz, è stato ben rappresentato dal triplo spettacolo di sabato 19 luglio, del quale sono stati protagonista la cantante—nonché direttrice artistica e ideatrice della rassegna—Luisa Cottifogli e il violoncellista Enrico Guerzoni.

La cantante ha un background artistico assai eclettico, che le permette di passare dalla musica folk al jazz, dall'improvvisazione a un raffinato cantautorato, documentato in dischi a proprio nome—il più recente è Come un albero d'inverno (Visage, 2017)—o in varie collaborazioni—per esempio in Capitolo due dello Youlook Trio, con Aldo Mella e Massimo Serra (Ultrasound, 2018). Caratteristiche che ha evidenziato fin dalla prima parte del programma della giornata, un breve concerto tenuto senza alcuna amplificazione in una terrazza prativa a sbalzo sulla valle del Santerno, raggiunta da pubblico e artista con una ripida camminata di mezz'ora a partire dalla Pieve di Camaggiore, a pochi chilometri da Firenzuola. Il concerto ha raccolto una manciata di pezzi, perlopiù di musica popolare, ma avuto il suo apice in un'improvvisazione vocale ispirata alla natura circostante (e accompagnata da un coro di... cicale!) che includeva suoni gutturali, jodel, sovracuti e altre tecniche, sempre usate in modo estremamente concreto e armonico.

Al rientro a Camaggiore, seconda parte del programma con un solo del violoncellista Enrico Guerzoni, estrazione classica—ha all'attivo un disco di proprie composizioni per quartetto d'archi—ma anche lui frequentatore di ogni genere musicale—assieme al figlio ha un duo, i GuerzonCellos, con un programma "From Vivaldi to Michael Jackson." E infatti la mezzora abbondante di musica ha proposto molto Bach, ma anche composizioni originali e qualche estratto da classici del rock. Tutto all'insegna dell'informalità e del divertimento—eravamo in una piazzetta del suggestivo borghetto medioevale, con i sudati spettatori seduti a terra o su i gradini delle case—ma anche con una maestria e un'attenzione tutt'altro che trascurabili.

Il pezzo forte della giornata era però previsto per il tardo pomeriggio presso Gli Orti di Nathan, sempre sulle rive del Santerno a poca distanza da Camaggiore. Qui la cantante e il violoncellista si sono riuniti, dando vita a un duo abbastanza atipico che, su uno scosceso prato, ha proposto un repertorio ancor più imprevedibile: ancora musica popolare—romagnola, toscana, ma anche siciliana—accanto a proprie composizioni. E poi Roberto Murolo, Amalia Rodriguez, intervalli con ciascuno dei due in solitudine, in un viaggio coloratissimo, costruito sulla splendida interazione tra la voce e il violoncello, che non si limitava al semplice "accompagnamento." Il tutto arricchito da un imprevisto alla fine rivelatosi valore aggiunto: avendo ritardato di quasi un'ora rispetto al programma (parte degli spettatori stava apprezzando troppo la cena...) e dato che le luci non erano state previste, il concerto si è svolto per buona parte al buio, con l'ausilio—nei momenti critici—dei led dei telefoni: ciò ha aggiunto alla musica la magia del cielo stellato che spiccava tra le cime dei monti circostanti e la suggestione dello scaturire della musica dalle due sagome appena visibili nell'oscurità, che cantavano e suonavano "a occhi chiusi."

Bella la risposta del pubblico, che—seppur un po' infreddolito—è rimasto ad ascoltare per tutta l'ora e mezzo, continuando alla fine a chiedere bis: segno della riuscita dell'evento (che era alla prima edizione) e anche del bisogno della gente di tornare a godere dell'arte e della natura dopo il lungo periodo di limitazione.

Foto: Neri Pollastri.

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