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Bebo Ferra: Luar
ByPremessa: Quando quindici anni fa sono passato dall'altra parte della barricata, avevo fatto la precisa scelta poi ecumenicamente fatta conoscere, che non avrei potuto più occuparmi direttamente di produzioni in qualche modo legate al mio lavoro di management, nel frattempo intrapreso, per non incorrere nel più ovvio conflitto di interessi. Il mio lavoro giornalistico si è dunque ridotto all'osso e solo per AAJ e poche altre occasioni, ho la possibilità di riprendere in mano la penna.
Con AAJ fu inoltre presa la solenne decisione che avrei potuto scrivere solo di particolari ambiti musicali, in qualche modo lontani da ciò con il quale avrei avuto a che fare direttamente. Per un classico errore di dimenticanza, dopo tanti anni la redazione mi ha invece fatto pervenire il disco di un amico: ho subito fatto sapere che non sarebbe stato giusto che a recensirlo venissimi chiamato io. Ma davanti alla richiesta della redazione dell'eccezione di una sola volta e la ferma preghiera di Bebo di scrivere comunque di questo disco, mi hanno fatto accettare. Adesso sono cavoli vostri.
Svolgimento: Luar, in Brasile, è "la luce della luna". Spesso, quando si cita questo termine dalla nostra parte del mondo, gli si abbina fatalmente un particolare aspetto della musica sudamericana: quello della melodia suadente e di quella strana saudades all'incontrario che viviamo noi che brasiliani non siamo, nei confronti delle straordinarie architetture sonore che sono alla base di una delle più belle esemplificazioni in toto della musica contemporanea.
Prima o poi, tutti gli animi sensibili e i ricercatori per antonomasia vengono inevitabilmente attratti dal miele di quella musica. Quasi sempre questo tipo di ricerca annaspa, trova strade banali o, in quella materia, si vanno a perdere fior fiore di musicisti pensanti e, da quasi mezzo secolo a questa parte, i risultati positivi di tali sperimentazioni si contano davvero sulle dita di poche mani.
Quello di Bebo (ma lo dirà poi la storia) potrebbe essere anche ricordato quale uno dei più interessanti tentativi. Innanzitutto perché il chitarrista cagliaritano ha scelto l'intelligente via di un omaggio vero e personale, utilizzando cioè la filosofia di quella musica e non toccandone le fondamenta. In altre parole, Luar è un disco che non suona esattamente "brasiliano" ma che di "vero brasiliano" ne è essenzialmente costituito.
Non dovrei dire qui, vista la premessa, che Bebo Ferra è uno dei più attenti e preparati chitarristi del nostro paese. Ancora non conosciuto al grandissimo pubblico, eppure straordinariamente dotato sia tecnicamente che dal punto di vista compositivo. Tutti i 9 brani di Luar sono usciti dalla sua penna e un ascolto anche distratto del materiale sonoro di questo lavoro, conferma immediatamente la rara qualità di questo artista.
La scelta della formazione per un lavoro come questo è poi un'altra faccenda normalmente scabrosa e non facile. Bebo ha vinto anche da questo punto, riuscendo ad amalgamare un interessante combo ricco di personalità musicali di assoluto rilievo. L'impeccabile bassismo di Raffaello Pareti, il misurato apporto melodico del violoncello di Marco Decimo ma soprattutto lo straordinario pianoforte (mai così ispirato e "in tune" come in questa occasione al di fuori delle proprie progettualità) di una sontuosa Rita Marcotulli, fanno il gioco di un lavoro che fa comprendere a fondo il significato di interplay.
Gli echi ovvi sono quelli che rimandano al Morelenbaum accanto a Caetano oppure ancora al Metheny "pensante" di molte sue cose con il fido Lyle Mays dei primi Ottanta. Luar non è un disco "da macchina," da sottofondo o da supermarket. Luar è un disco da vero ascolto, impreziosito da gemme sparse intelligentemente qui e là. Non c'è, per fortuna, "il brano" da ricordare o da citare sopra gli altri (anche se si potrebbe almeno citare il bilanciato Bonus Track finale oppure la cantabilità di quel "I segreti del re" dove il regale, semmai qui, sta nel dolce significato dell'accordatura aperta ottenuta abbassando di un tono il Mi scivolando, appunto, in Re).
C'è invece un lavoro certosino che una volta si riassumeva nella parola "concept" e che rende onore al musicista che l'ha cercato e prodotto. Caldo, calmo, serio, ispirato. Vogliamo trovare altro da dire? Sì. Quando avrete finito di riascoltare questo cd, se non conoscete altro di Bebo, per favore, andate a scoprire anche il suo modo di suonare lo strumento elettrico (in questo caso fondamentalmente assente per ovvi motivi). Poi ci vediamo.
Track Listing
1. Sole d'aprile 5:01; 2. Risacca 3:24; 3. L'alba di Yousif 8:55; 4. Trem das cores 5:04; 5. Io ti salverò 4:58; 6. Niño 6:36; 7. I segreti del re 5:16; 8. Incanto 3:52; 9. Bonus Track 5:17.
Personnel
Bebo Ferra
guitarBebo Ferra - chitarra; Rita Marcotulli - pianoforte; Marco Decimo - violoncello; Raffaello Pareti - contrabbasso.
Album information
Title: Luar | Year Released: 2010 | Record Label: Egea Records
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