Symphonic Jazz Orchestra: Looking Forward Looking Back

Nata nel 2002, la Symphonic Jazz Orchestra è un ampio organico che opera a Los Angeles e comprende alcuni dei massimi strumentisti classici residenti in California. Negli anni è stata co-diretta da Mitch Glickman e George Duke con l'intento di legare jazz e musica classica in opere di ampie dimensioni.
Questo suo primo disco, progettato già nel 2012 e inciso nel gennaio 2015, vede il contributo di Duke solo nella composizione, essendo questi scomparso nel 2013. Il pianista ha scritto l'opera in quattro movimenti "Dark Wood: Bass Concerto for McBride," dedicandola all'esecuzione del famoso bassista.
La seconda opera, "Symphonic Captain's Journey" è lunga 13 minuti ed è stata composta dal chitarrista Lee Ritenour che ne è anche il principale solista. Il terzo lavoro omaggia la prima opera del jazz sinfonico, con un'esecuzione dell'originale partitura della "Rhapsody in Blue."

Andiamo per ordine. La prima composizione è un'eterogenea opera di 23 minuti in cui Christian McBride imbraccia il contrabbasso e il basso elettrico quale solista principale. Se il primo movimento si sviluppa in forme austere, con i fraseggi del bassista in rapporto ad archi dissonanti e impressionistici fondali, gli altri si caratterizzano per le variopinte soluzioni in gioco: orchestrazioni jazzisticamente orientate condite da aromi spagnoli, ariose melodie e quadri funk dove McBride fa uso della tecnica slappin.'
Meno ambiziosa ma più accattivante risulta la seconda composizione dove il quadro orchestrale è prevalentemente jazzistico, in un clima fusion. La partitura è la rielaborazione di un vecchio brano di Lee Ritenour che dà un saggio del suo stile. A dispetto dei titoli ("Calm" e "Storm") i due movimenti non sono poi così diversi nelle dinamiche ed i lunghi interventi del chitarrista s'impongono con un bel groove.
Il disco si conclude con un'apprezzabile esecuzione dell'opera di George Gershwin con l'ottimo apporto di Bill Cunliffe al pianoforte e la presenza non secondaria di Robert Hurst e Peter Erskine.

Comments