Joel Forrester - Phillip Johnston: Live at the Hillside Club
ByLive at the Hillside Club è stato registrato proprio durante il tour promozionale dell'ultimo disco dei "Micros," dedicato alla musica di Monk, Friday the Thirteenth.
Quanto le composizioni ed il pianismo di Forrester siano pervasi dallo spettro di Monk appare chiaro ascoltando anche solo distrattamente un qualsiasi suo disco. Live at the Hillside Club non fa eccezione.
Sin da subito, due elementi catturano l'attenzione: la compattezza dell'insieme e la netta, riconoscibile caratterizzazione del suono del duo.
Il tocco percussivo, scampanante e "antiaccademico" di Forrester è quanto di più Monkiano possa immaginarsi. Con esso si fonde l'intonazione eterodossa del soprano di Johnston, ora temperata, ora sensibilmente calante, a produrre un effetto di leggero spiazzamento.
Quando i due suonano all'unisono, lo fanno con la precisione millimetrica che scaturisce dalla loro prolungata conoscenza. Durante i soli, invece, Forrester a volte oscilla notevolmente nel portare il tempo, generando uno swing eccentrico e sfrangiando l'amalgama dell'esecuzione.
Passati i primi tre brani, il disco decolla. I musicisti raccontano d'esser stati catapultati sul palco, la sera in cui è stato registrato questo live, dopo esser rimasti bloccati per ore a causa del traffico. E' verosimile presumere che l'impossibilità di provare abbia causato qualche difficoltà in principio di concerto. Poi, però, l'impaccio dell'inizio si scioglie e s'ascolta ottima musica.
C'è un brano per soprano solo, "Splat," plastico e dinamico, fatto di frammenti tematici variamente combinati. Gli fa il paio "Second Nature," una composizione per solo pianoforte che sembra ammiccare al Bartok di "For Children". D'estrema finezza è "Did You Ever Want to Cry," una canzone, quasi un'aria, che ha qualcosa di secentesco, anche se è solo un'impressione, una risonanza. Probabilmente tutta questa Europa nemmeno rientra tra le influenze di Forrester.
Ci sono anche quattro standards: naturalmente, di Monk. La loro resa, in specie quella di "Epistrophy," è appassionata e credibile: filologica, potrebbe dirsi.
Rimane poco altro da aggiungere. Live at the Hillside club è un disco intenso e godibile. Tratta le radici del mainstream in modo non scontato e rende sinceramente omaggio ad un autore come Monk per il quale i due musicisti nutrono un amore incondizionato. Le composizioni originali, invece, sono tutte di Forrester, ad eccezione di "Splat". Qualche imperfezione c'è e talvolta urta, ma c'è anche più d'un momento d'ispirazione pura e di forza riuscita, come è normale che accada durante un concerto dal vivo.
Track Listing
1. Bunny Boy (Forrester) 08:12; 2. Some Things Don’t Work out (Forrester) 07:46; 3. Well You Needn’t (Monk) 05:11; 4. Splat (Johnston) 03:31; 5. Your Little Dog (Forrester) 07:34; 6. Second Nature (Forrester) 04:21; 7. Loser’s Blues (Forrester) 06:31; 8. Pannonica (Monk) 08:38; 9. Evidence (Monk) 04:57; 10. Did You Ever Want to Cry (Forrester) 03:31; 11. I Know What Girls Like (Forrester) 04:09; 12. Epistrophy (Monk) 04:34.
Personnel
Joel Forrester (pianoforte); Phillip Johnston (sax soprano).
Album information
Title: Live at the Hillside Club | Year Released: 2012 | Record Label: BaldHill Records
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Instrument: Piano
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