Mark Sherman Quartet: Live@The Bird´s Eye

Il gruppo con vibrafono/pianoforte e ritmica ci riporta indietro ai grandi Milt Jackson e John Lewis. Qui invece abbiamo a che fare con un altro modo di interpretare il dialogo fra questi due strumenti: pieno di vitalità e swing, memore delle recenti evoluzioni sui rispettivi strumenti (Sherman suona volentieri con le quattro bacchette) e con grande libertà dei solisti.

Sono tutte interpretazioni di grande rilievo, dal blues di apertura al tema finale, un bis concesso al pubblico, rappresentato da una composizioni di Henry Mancini. Si tratta di esecuzioni lunghe, che riflettono l'atmosfera live, le vibrazioni del pubblico, la carica dei musicisti colti in un momento di grazia difficile da replicare.

Sherman ha studiato in gioventù batteria con Elvin Jones e poi anche con Joe Locke, un vibrafonista dallo stile muscoloso. Come si vede un ottimo curriculum e che già lascia intravedere quelle che sono le sue caratteristiche, ben messe in evidenza da una ritmica che rende palpabile il concetto di swing e di quali, nonostanti la globalizzazione di scuole e metodi musicali, siano le differenze fra il jazz fatto in Europa e quello fatto in USA.

Un paio di standard famosi eseguiti verso la fine del concerto (con un "You Don't Know What Love Is" dal feeling latino) stanno lì a mostrare la dimestichezza con il patrimonio dell'American Songbook e l'abilità di arrangiatore del leader, che anche come compositore dimostra mano felice.

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