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Patrice Caratini Jazz Ensemble: Latinidad
ByRegistrato dal vivo tra gennaio e febbraio del 2009 dal Jazz Ensemble di Patrice Caratini, questo progetto vede il contrabbassista francese anche in veste di compositore e direttore artistico. Il leader sembra circondarsi di molte delle sue passioni: l'orchestra che porta il suo nome (nata nel 1997 come evoluzione del suo storico Onztet) e il rapporto tra la storia e la musica. In Latinidad questa relazione si arricchisce con un viaggio che parte nella metà del '500 ed è accompagnato dal suono sacro dei tamburi batá, le percussioni a cui erano affidate le cerimonie della santeria cubana tra gli Yoruba, originari della Nigeria.
Sono questi ritmi a far pulsare la suite iniziale, a firma di Caratini come la maggior parte dei brani dell'album. I tre movimenti ("Tierras," "Alaro de Yemaya" e "Sosiego") mettono in primo piano ora l'irruenza, ora la violenza della conquista, ora le preghiere per le vittime. E' qui che prende forma l'idea più ambiziosa di Latinidad, impegnato a ricostruire, raccontare, cucire frammenti di secoli lontani e ritmi che celano un universo di rituali. La sonorità cupa che caratterizza queste composizioni viene rischiarata dalla serenità cantata nella deliziosa "Sueño Feliz," una rumba che riprende il tema di "Violino tzigano" e lo trasforma in un ricordo spensierato e allegro. Il gioco di incastri tra i secoli si fa più deciso con le asimmetrie di "Santa Maria," che si accende su un solo di chitarra elettrica, e si aggiunge ai ritratti delle altre due caravelle "Niña" e "Pinta".
Il viaggio non poteva lasciare a casa Dizzy Gillespie, tra i primi a percorrere le rotte tra l'Africa e Cuba a bordo della sua orchestra, e allora ecco un nuovo arrangiamento di "Manteca," che rimette in gioco tutte le percussioni con una bella prova dell'orchestra e dei suoi special guest. Sul finale, un omaggio a un altro musicista che incarna mondi incrociati: Sidney Bechet, ricordato con il delicato bolero di "Petite Fleur".
Il gruppo guidato da Caratini è a sua volta punto d'incontro, con componenti che arrivano da New York e Buenos Aires, Parigi e Guantanamo, Lione e New Orleans. Il viaggio è già nel DNA della big band, e forse è per questo che sembra naturale fare tesoro dei suoni arrivati a noi grazie alle prime traversate alla scoperta di un territorio sconosciuto. Latinidad raccoglie nel suo scrigno anche le ricchezza musicale di tutti i successivi ritorni, e delle nuove partenze, che hanno traghettato questa patrimonio tra i suoni dell'Europa e dell'America: le tragedie e le feste, le divinità Yoruba e la tromba di Dizzie Gillespie, i tamburi sacri e la storia dell'Havana.
Track Listing
1. Tierras (Patrice Caratini) - 8:46; 2. Alaro de Yamaya (Patrice Caratini) - 5:36; 3. Sosiego (Patrice Caratini) - 9:32; 4. Sueño Feliz (Trad.) - 4:53; 5. Santa Maria (Patrice Caratini) - 3:43; 6. Niña (Patrice Caratini) - 3:06; 7. Pinta (Patrice Caratini) - 5:36; 8. Tin Tin Deo (Gil Fuller/Chano Pozo) - 6:30; 9. Los senderos que se bifurcan (Gustavo Beytelmann) - 13:12; 10. Manteca (Dizzy Gillespie/Gil Fuller/Chano Pozo) - 8:50; 11. Petite Fleur (Sidney Bechet) - 5:04.
Personnel
Matthieu Donarier
saxophone, tenorPatrice Caratini (contrabbasso, orchestrazione, direttore musicale e artistico); André Villéger (sassofono contralto e sassofono soprano, clarinetto); Matthieu Donarier (sassofono tenore e sassofono soprano, clarinetto, clarinetto basso); Rémi Sciuto (sassofono contralto e sassofono baritono); Claude Egea (tromba); Pierre Drevet (tromba); Denis Leloup (trombone); François Bonhomme (coro); François Thuillier (tuba); David Chevallier (chitarre, banjo); Manuel Rocheman (pianoforte); Thomas Grimmonprez (batteria); Javier Campos Martinez (tamburo batá [ilà], bongo, quinto, cajon-quinto, cloche, voce); Sebastian Quezada (tamburo batá [itótele], congas, cajon, clave, voce); Abraham Mansfaroll Rodriguez (tamburo batá [okónkolo], timbales, cajon 3/2, tumba, maracas, clave, voce).
Album information
Title: Latinidad | Year Released: 2010
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About Matthieu Donarier
Instrument: Saxophone, tenor
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