Home » Articoli » Album Review » Nguyên Lê: Homescape
Nguyên Lê: Homescape
ByL’idea è per l’appunto quella di utilizzare come ‘locus’ creativo lo studio di registrazione domestico del musicista, nel quartiere Barbès di Parigi. In questo ambiente familiare Nguyên si ritrova con Paolo Fresu (un musicista che è ormai cittadino del mondo, in costante peregrinazione per suonare in giro, soprattutto in Europa) e con il suonatore di oud Dhafer Youssef, anche lui emigrato di lusso, ma anche suo vicino di casa e quindi più facilmente raggiungibile.
Le loro improvvisazioni vengono registrate in lunghe sedute dove si cerca l’ispirazione e il bacio fatato della musa e poi con l’ausilio del computer vengono individuate sezioni che si prestano a diventare elementi tematici e il materiale prende forma in una quindicina di brani di breve o media durata (da due a sette minuti).
E’ una tecnica che assomiglia un po’, fatte le debite modifiche figlie della tecnologia ora disponibile, a quello che aveva fatto Teo Macero con Miles Davis alla fine degli anni sessanta. In quel caso i musicisti andavano in studio di registrazione, i nastri venivano lasciati correre senza sosta e poi si ricostruivano brani con montaggi creativi e soluzioni che prendevano a prestito alcune modalità dalla musica concreta e dalle avanguardie rese celebri principalmente da Pierre Schaeffer e Karl-Heinz Stockhausen, senza dimenticare John Cage e i suoi "Fontana Mix" creati a Milano nella seconda metà degli anni cinquanta.
Per alcuni anni questo modo di procedere diventò una regola a casa Miles e il trombettista, assieme a Teo Macero, la applicò anche a materiale registrato dal vivo in concerto, come nel caso del celebre Miles at Fillmore del giugno 1970. Lo stesso avviene oggi nel progetto di Nguyên Lê che infatti ricostruisce un paio di brani (“Mangustao” e “Byzance”) a partire da materiale registrato a Glasgow a fine ottobre del 2005, in occasione di un concerto in duo con Dhafer Youssef.
I risultati sono decisamente interessanti e il chitarrista si conferma una delle voci più originali e preparate del panorama della sei corde moderna. Straordinaria è soprattutto la sua capacità di fraseggio che si esprime anche nelle anguste stradine dove il tempo si fa molto mosso e la scansione è del tutto fuori dal canonico 4/4. Con Nguyên non si ha mai l’impressione di ascoltare delle scale o degli arpeggi ripetuti meccanicamente, ogni frase ha un suo senso ritmico e melodico, ogni passaggio impervio si risolve alla grande, con un apprezzabile senso compiuto.
I due compagni di strada sono sempre all’altezza della situazione e si trovano a loro agio negli scenari cangianti che profumano di oriente e di occidente, di emisferi contrapposti, di culture millenarie perse nella timeline seghettata del tempo, alternandosi fra le improvvisazioni che diventano come per magia nuove composizioni e un paio di brani già noti, a cominciare da quel “Chelsea Bridge” di Billy Strayhorn che brilla come una piccola gemma incastonata nel flusso creativo, con la tromba di Paolo Fresu in grande evidenza.
Track Listing
01. Stanieri; 02. Byzance; 03. Muqqam; 04. Mali Iwa; 05. Zafaran; 06. Domus De Janas; 07. Kithara; 08. Chelsea Bridge; 09. Safina; 10. Des Pres; 11. Thang Long; 12. Neon; 13. Mangustao; 14. Lacrima Christi; 15. Beyti
Personnel
Paolo Fresu
trumpetNguyên Lê (chitarre, elettronica, computer); Paolo Fresu (tromba, flicorno, elettronica); Dhafer Youssef (oud, voce, elettronica)
Album information
Title: Homescape | Year Released: 2006 | Record Label: ACT Music
Tags
Comments
PREVIOUS / NEXT
Paolo Fresu Concerts
Support All About Jazz
