Home » Articoli » Album Review » Greg Wall’s Later Prophets: Ha’ Orot

Greg Wall’s Later Prophets: Ha’ Orot

By

View read count
Greg Wall’s Later Prophets: Ha’ Orot
Avraam Izchak HaCohen Kook (Abraham Isaac Kook), dopo essere stato rabbino capo a Jaffa e Gerusalemme, fu il primo rabbino capo askenazita in Eretz Israel durante il mandato britannico in Palestina, dove si era trasferito nel 1904 dalla nativa Lettonia, per partecipare alla costruzione del futuro stato di Israele. Eccezionale uomo di cultura, profondo studioso della Torah, sionista religioso (egli fu fra i principali ispiratori di un movimento come Hardal, che fa da trait d'union fra l'ortodossia ebraica e il significato spirituale del movimento sionista), egli seppe costruire solidi legami anche con il Sionismo laico, con cui condivideva l'incrollabile fede nella missione di Israele quale stato riunificatore fra tutti gli ebrei della Diaspora.

Gli scritti di Rav Kook illuminano non solo la figura dello studioso e dell'uomo di cultura (ben noto, ad esempio, è un suo acutissimo testo su Rembrandt), ma soprattutto quella del mistico, la cui prosa fiammeggiante ben riflette un'esperienza spirituale che pare saper guardare ben oltre i confini dell'aldilà.

Il sassofonista Greg Wall, musicista raffinato e fantasioso, organizzatore della Greg Wall's Unity Orchestra, già collaboratore di Frank London e co-leader di un gruppo affascinantemente intelligente come Hasidic New Wave, in Ha' Orot (riferimento a un testo fondamentale di Kook come Orot, che in ebraico sta per "Luci") si propone di esprimere in termini musicali la forza spirituale del pensiero di Kook, così come rappresentata dalla sua prosa. Un'impresa coraggiosa, perché Kook - in bilico costante fra misticismo e razionalismo - scriveva animato dalla propria, irripetibile esperienza mistica: una prosa esaltata ed esaltante, stesa spesso di getto ma pure animata da una ferrea e rovente logica, che non conosce ostacoli, che si avvale di metafore poetiche quanto violentemente espressive ispirate da un vero e proprio dominio del complesso, ma ferreamente logico, linguaggio della Kabbalah. Negli scritti di Rav Kook appare evidente la volontà di non disperdere e di trasmettere la potenza e la ricchezza spirituali dell'Ebraismo: nella visionarietà dei suoi scritti vi è non solo la forza di un credo ma anche la capacità di divulgarne l'ineffabile umanità attraverso un linguaggio il cui potere evocativo sa dialogare istintivamente con il lettore, senza che la complessità del pensiero e della sua articolazione costituiscano in alcun modo un ostacolo. Kook era sì un poeta, ma la sua "missione" sapeva essere anche estremamente pratica.

Greg Wall commenta musicalmente alcuni fra i testi più significativi di Kook e lo fa avvalendosi della recitazione di uno studioso e traduttore come il rabbino e poeta Itzchak Marmorstein. Di recitazione si tratta, pur se caratterizzata da una naturale spontaneità: ma il testo è talmente musicale di suo e, altresì, così significativo, da modellare forzosamente qualsiasi lettura, che a poco a poco si trasforma, forse persino inconsciamente, in un esaltante viaggio fra cantillazione, perorazione, infiammata narrazione di inafferrabili e sconvolgenti visioni; un tratto avvertibile anche nella lettura in inglese, ma che si fa travolgentemente esplicito nella sublime e arcana bellezza delle originarie parole in ebraico.

Wall coglie appieno il messaggio di Kook, un ortodosso la cui ortodossia non fu mai sfiorata dal fanatismo, ma fu immersa in una profonda comprensione delle debolezze umane e che nell'Ebraismo seppe vedere con chiarezza non solo il destino del popolo ebraico ma anche un messaggio di radicale umanità (Give me, give me/rays of light,/Enough for me, enough/these pits of darkness./Give me the gift/of purity of thought,/Enough for me, enough/these prisons of confusion./Gift me, gift me/with the power of desire,/Extend to me/balls of fire./I'll explode with them/the false towers and structures/And the vanity of vanities/that dwell within./I proclaim liberation/for my words and my pen/Without keeping/my wine in its barrel./And without fear/the anxiety of the enslaved/We will announce together words/matters of unity/uniqueness/unification./Our words like arrows/will hit their marks,/And to our quarreling brothers and sisters/speak of our wrongdoing./To raise ourselves beyond the divisions,/for the greatness of the human kind,/To expand our consciousness/as broad as the ocean./To shake the dust/from the lands of our exile/That are cleaving to our sickly hearts./To understand the principle/that is everything,/The Torah, our destiny, the power of the Divine./To be concerned for the soul,/the soul of our people,/Turned over desolate,/in its exile from home./To awaken life,/for the renewal of the human kind/On the earth and in the heavens,/As they are there. Techiya, Rinnovamento).

Egli, perciò, non si diletta in un accademico esercizio sul klezmer askenazita, né si affatica a rielaborare chissà quali tradizionali fonti musicali ebraiche: di Kook egli coglie il senso di perenne attualità, come perennemente attuale è il messaggio spirituale dell'Ebraismo, che negli Stati Uniti e in altre parti del mondo oggi attrae anche culture apparentemente lontanissime da esso. Dal modalismo estatico di Techiya (si noti la cantabilità naturale del testo intonato da Marmorstein) alle scure venature funky di Ha'Tzofeh Le'Tovah, all'innodia del sublime Nigun Ha'Rav, è l'interculturalismo dell'Ebraismo che si fa strada non solo attraverso le poetiche visioni di Kook ma anche grazie al composito mondo musicale che Wall delinea, sovrapponendo una molteplicità di materiali che appartengono contemporaneamente all'Ebraismo e all'ecumene, alla contemporaneità e alla tradizione. Messaggio grondante di umanità che seppur rivolto originariamente agli Ebrei, non solo ad essi si rivolge: la capacità fagocitante dell'improvvisazione d'origine africana-americana, del jazz (Me'Olam Rachok), dunque, ben si presta ad esprimere compiutamente questo dialogo fra culture, fra aspirazioni spirituali, tese ad affermarsi fra le tensioni in cui si dibatte l'umanità.

Come molti altri "capitoli" della cultura ebraica contemporanea documentata dalla Tzadik di John Zorn, anche Ha' Orot si rivolge eminentemente a chi ebreo non è, porgendo un'interpretazione di ampio respiro di una cultura che ancora oggi ha molto da insegnare, e che non cessa, incurante di ogni ostilità, di trasmettere quella capacità di interpretare e anticipare la contemporaneità senza distaccarsi da un ineludibile senso della tradizione.

Greg Wall è accompagnato non solo dalle affascinanti doti del Rabbino Marmorstein, ma da un affiatatissimo gruppo di eccellenti e sensibili strumentisti, ben noti e apprezzati anche al di fuori della tradizione musicale ebraica.

Track Listing

01. Ha’Tzofeh Le’Tovah (The One Who Seeks the Good) - English Version; 02. Techiya (Renewal); 03. Me’Olam Rachok (From a Distant World); 04. Hootzeeuni Leervaya (Take Me Out To The Overflowing); 05. Migun Ha'Rave #1 (Rav Kook's Melody); 06. Shofar; 07. Shuva Ruchi (Return My Spirit); 08. Nigun Ha'rav #2 (Rav Kook's Melody); 09. Lachashei Ha'Havaya (The Whispers Of Existence); 10. Ma'Aynei Ruchi (The Wellsprings of My Spirit); 11. Dror (Freedom); 12. Anee Maleh Ahavale'Elohim (I Am Filled With Love For God); 13. Sheer Merooba (The Four Fold Song); 14. Ha'Tzofeh Le'Tovah (Hebrew Version) Composizioni di Greg Wall, Shai Bachar, Aaron Alexander, Dave Richards, Later Prophets, Rav Kook.

Personnel

Dave Richards
saxophone

Rabbi Greg Wall: sassofoni soprano e tenore, clarinetto, shofar, moseño; Shai Bachar: pianoforte; Dave Richards: contrabbasso; Aaron Alexander: batteria; Rabbi Itzchak Marmorstein: voce recitante.

Album information

Title: Ha’ Orot | Year Released: 2009

Tags

Comments


PREVIOUS / NEXT




Support All About Jazz

Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

Go Ad Free!

To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Eternal Moments
Yoko Yates
From "The Hellhole"
Marshall Crenshaw
Tramonto
John Taylor

Popular

Old Home/New Home
The Brian Martin Big Band
My Ideal
Sam Dillon
Ecliptic
Shifa شفاء - Rachel Musson, Pat Thomas, Mark Sanders
Lado B Brazilian Project 2
Catina DeLuna & Otmaro Ruíz

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.