Iskra 1903: Goldsmiths

Come le precedenti incisioni del gruppo edite dalla Emanem (Chapter One e Buzz Soundtrack) anche questo CD non suona come omaggio nostalgico a un passato "aureo" e irripetibile, ma rivela invece la fragranza di un vino ben invecchiato: il continuo scambio di ruoli, l'elusione delle attese, la ricerca timbrica anticonvenzionale ma non fine a se stessa mantengono l'ascolto sempre vigile e concentrato, nonostante la lunga durata delle improvvisazioni.

Ciò che più colpisce è l'accuratezza con la quale viene gestito lo spazio sonoro: talora la chitarra di Bailey articola in solitudine enigmatici glissandi o distorte melodie, talaltra i borborigmi del trombone e l'arco materico di Guy intrecciano crescendo parossistici; in altri punti la rarefazione puntillistica si addensa rapidamente in fluidi grumi sonori, aprendo a imprevedibili sviluppi il dialogo fra i tre musicisti.

Non meno importante alla riuscita dello sforzo collettivo si rivela l'attenzione rivolta alla dinamica sonora, che consente a ciascun componente del gruppo di far sentire la propria voce e all'ascoltatore di apprezzarne le molteplici sfumature, siano esse originate dalle invenzioni multifoniche di Rutherford o portate in risalto con la distorsione applicata agli strumenti a corda amplificati.

Stesso approccio informale e medesima tensione creativa connotano le due brevi tracce che concludono il CD, come a condensare in altrettanti paragrafi uno dei capitoli più importanti della musica improvvisata degli ultimi quarant'anni.

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