Henry Grimes - Rashied Ali: Going to the Ritual

È un rituale perché comunque l'incredibile vicenda personale, per quanto si desideri porla alle spalle, ha rappresentato uno iato drammatico e avvolto ancora nel mistero nella carriera del musicista, la cui espressività, ancora commuovente e a tratti di sconvolgente straniamento, è però - volendo essere sinceri - piuttosto limitata e quasi sempre poco aperta alla costruzione collettiva. Ce ne si accorge poco, magari, stante un ambito di libera improvvisazione nel quale i confini formali sono sempre in movimento e, soprattutto, grazie alla sensibilità dei partners che, di volta in volta, ne assecondano le volute all'arco o le frenesie al pizzicato.

Accade anche in questo disco in duo con il batterista Rashied Ali, altro grande "anomalo" del jazz, con cui Grimes aveva lavorato in On This Night di Archie Shepp del 1965 e con cui ora intesse un libero dialogo di quelli che meritano di più dal vivo che non su disco e che, comprensibilmente, consigliamo ai soli appassionati, in grado [per vocazione di fruitori e per esperienza] di leggere dentro i fremiti e gli accenti, i fraseggi e le punteggiature, le urgenze emotive dei due artisti.

Grimes imbraccia anche il violino e legge una sua poesia, Alì è ricco di colori come sempre sa essere, gli spiriti rimangono loro fedeli compagni di avventura e a noi non resta che prendere parte al rituale.

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