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Gianni Mimmo: Kursk_ truth in the hand

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Gianni Mimmo

Kursk_ truth in the hand

www.amiranirecords.com

(2007)

La vicenda del sottomarino russo Kursk, affondato nell’agosto del 2000 con centodiciotto marinai a bordo (ma il numero esatto è tuttora imprecisato) e recuperato (parzialmente) solo nell’ottobre successivo, produsse nell’opinione pubblica mondiale forti emozioni. Se infatti una morte come quella per affondamento in uno scafo che non riesce a riemergere dalle profondità del mare è quanto di più drammaticamente angosciante si possa immaginare, ad essa si aggiungevano, nel caso del Kursk, suggestioni legate alla tipologia di imbarcazione (un sottomarino ad energia nucleare, immagine da un lato della Guerra Fredda e della vecchia potenza della defunta URSS, dall’altro della minaccia mondiale della contaminazione atomica in stile Chernobyl) e, soprattutto, la rivelazione degli eventi avvenuta tra mille reticenze, fino alla conclusiva e postuma scoperta di un biglietto nelle tasche del corpo del tenente capo Dimitri Kolesnikov, recuperato il 25 ottobre, il quale svelava che ventitré dei presenti a bordo non erano morti subito:

Sono le 13 e 15. Tutto il personale delle sezioni sei, sette e otto si è spostato nella sezione nove. Qui ci sono 23 persone. Abbiamo deciso di spostarci perché nessuno può lasciare il sottomarino. E' buio per scrivere, ma cercherò di farlo alla cieca. Sembra non ci siano speranze, forse il 10-20 per cento. Speriamo che almeno qualcuno legga. Qui sono gli elenchi dei membri dell'equipaggio delle varie sezioni che si trovano adesso nella nona e che cercheranno di uscire. Saluti a tutti, non dovete disperarvi

Proprio dal significato emotivo di quest’ultimo biglietto prende lo spunto Kursk_ truth in the end, un video che potremmo definire “documentario immaginario”, pensato e realizzato dal sassofonista soprano Gianni Mimmo (clicca qui per leggere una sua intervista, nella quale parla anche di Kursk) e pubblicato su DVD dall’etichetta indipendente Amirani Records.

Il video, delle durata di poco meno di venticinque minuti ed accompagnato da una lunga presentazione (in inglese) dello stesso Mimmo, si compone di foto (di Elda Papa), spezzoni di video della più diversa origine, elaborazioni grafiche, ma anche vere e proprie pause espressive, il tutto editato da Agua Mimmo. Alle immagini si accompagna la musica originale, registrata all’interno di una chiesa e firmata da Gianni Mimmo e Angelo Contini, sax soprano e trombone (che ricordiamo assieme nel CD Two’s Days - Tuesdays), ai quali si aggiunge Xabier Iriondo alle elaborazioni elettroniche.

Il risultato è molto lontano dalla narrazione/descrizione degli eventi: suddiviso in dodici “capitoli”, la maggior parte dei quali sono quasi oniriche suggestioni della vita del sottomarino in mare o dei marinai al suo interno (e in questo le sonorità del trombone e i sovracuti del soprano sono ideali per rappresentare gli interni dello scafo metallico o la fredda rumorosità delle profondità marine), il video ri-produce sensazioni, strania lo spettatore prendendolo in mezzo tra musica improvvisata e cangiamenti continui di colori e quadri rappresentativi. Insomma, lo si segue così come si fruisce di un’opera d’arte, anche quando essa rappresenti, astrattamente e a proprio modo, un evento reale del mondo.

Il baricentro del lavoro conduce così, tra impressioni, movimento e flash di memoria, fino agli ultimi due capitoli, “Point of No Return” (nel quale avviene l’incidente) e “Truth in the Hand” (in riferimento alla verità ritrovata nel biglietto), nei quali, dopo l’angoscia fin lì sospesa, va in scena il crescendo drammatico. Splendida la conclusione, sia nelle immagini - in continua variazione e ricche di molteplici suggestioni - che nella musica - con il lancinante suono del soprano sull’oscuro sfondo del trombone e con netto, espressivo taglio finale.

Un gran bel lavoro, coraggioso nella sua originalità e - come sempre i lavori di Mimmo - eccellente nella musica, qui assai adeguatamente usata a commento delle immagini e della vicenda - anche se la relazione potrebbe essere invertita, ed immagini e vicenda pensate come commento alla musica.

Auspicabili, per quanto purtroppo improbabili, occasioni di rappresentazioni pubbliche, che - su grande schermo e nel raccoglimento che può dare l’evento in sala - favorirebbero una ancor più completa fruizione del lavoro.

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