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Daniel Karlsson: Fuse Number Eleven
BySi tratta di una metamorfosi per nulla scontata, specie in un contesto come quello scandinavo in cui il jazz, a parte rarissime eccezioni alle quali per altro Karlsson chiaramente si ispira (l'Esbjorn Svensson Trio per dirne una), è stato spesso caratterizzato dall'introiezione delle influenze statunitensi. Il Karlsson Trio esce da questa metamorfosi tutt'altro che snaturato, rafforzando al contrario la propria identità di trio acustico di pianoforte aperto alle sperimentazioni e che fa dell'originalità delle composizioni e della consistenza multiforme delle melodie il proprio marchio di fabbrica.
Nell'iniziale "Principio" gli arpeggi edenici del pianoforte, avvolti docilmente dagli sfregamenti di spazzole e di piatti della batteria e dalle vibrazioni ondose del contrabbasso, si dissolvono con lentezza nelle spirali del sintetizzatore, fino a scomparire del tutto in un niente-sonoro contemplativo da cui emerge uno dei giri di contrabbasso più luminosi del disco: la title-track racchiude in sé una moltitudine di brani, per la complessità delle direzioni che vengono intraprese, dall'inizio sincopato che rimanda a una ballata per piano e basso di Fiona Apple a quel refrain rallentato in cui il pianoforte si avvolge su sé stesso metaforizzando la gabbia frenetica della quotidianità; al solo contrabbasso viene lasciato il compito di disegnare possibili vie di fuga.
In Fuse Number Eleven il Karlsson Trio dimostra una capacità più unica che rara nel raccontare i ritmi della vita quotidiana, dalla lentezza del risveglio mattutino ("Principio" appunto, ma anche "Liberty" e "Radio Silence," incentrate su un dialogo sinuoso fra pianoforte, contrabbasso e percussioni e su una certa anima soul latina che ricorda le sonate del Trio di Avishai Cohen) alla frenesia della dimensione sociale del lavoro e degli impegni ("King of Crap," con la sua evoluzione orchestrale innescata dagli archi nello stile degli ultimi Radiohead, e la sperimentale "Popiyah," collage sonoro di campionature ed effetti elettronici che sembra provenire più dal genio perverso di Oneohtrix Point Never che da un piano trio jazz). Karlsson, alternando pianoforte e sintetizzatore, dirige le dinamiche del trio verso la coesione collettiva a discapito delle esecuzioni soliste, mostrando tutta la sua abilità nel tessere variazioni di ritmi e andamenti dei flussi sonori, come quando in "Walk the Earth" lascia emergere una vena blues che sfocia in una pioggia di rumorismi post-umani degni di Alva Noto. Non manca un richiamo alla placidità delle ore notturne, in cui ogni cosa rallenta e si cerca un rifugio privato in cui rielaborare e condividere il vissuto: affiorano così "Metropolis" e "Colourful Grey (Song for Matera)," derive immaginifiche che sono la colonna sonora ideale per riavvolgere il nastro dei giorni e ricordarci quanto la fantasia possa incidere sul reale: chiudere gli occhi e ascoltare l'assolo finale del pianoforte di Karlsson per credere.
Album della settimana.
Track Listing
Principio; Fuse Number Eleven; Liberty; King of Crap; Popiyah; 1900; Metropolis; Walk the Earth; Radio Silence; Colourful Grey (Song for Matera);
Personnel
Daniel Karlsoon: piano, synthesizer; Fredrik Rundqvist: drums and percussion; Christian Spering: double bass.
Album information
Title: Fuse Number Eleven | Year Released: 2019 | Record Label: Brus & Krastner
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