Bobby Hutcherson: For Sentimental Reasons

Undici sono gli standard per giganteggiare ancora a sessantacinque anni con un talento cristallino ed una voce strumentale meravigliosa. Il suo è un mirabile lavoro di ricostruzione e destrutturazione degli evergreen proposti, per coniugare due parametri per nulla facili da accostare ed armonizzare: la dimensione lirica e la verve ritmica. Quanti sono in grado di fare altrettanto?

Detto in due parole una lezione in cattedra, per esercitare l’essenza del miglior jazz: swing, dinamicità; felice interplay con l’ottimo gruppo che lo supporta al meglio. Ed ancora souplesse, capacità di connotare in modo creativo il mood originario dei brani, per arricchirli con spunti inattesi e di luce nuova.

Provate ad ascoltare la coda dei brani per assaporare un disegno personale, che si manifesta con classe sopraffina in poche note: frammenti icastici di imperitura bellezza, che prediligono per lo più l’andamento narrativo colloquiale e disteso alle sue proverbiali zizgagate spigolose e dinamiche.

È un disco bellissimo, di cui si consiglia l’acquisto; un piccolo gioiello illuminato dai copiosi, improvvisi bagliori di Hutcherson, qui alla testa di di un quartetto affiatato ed empatico con la magia interpretativa del leader.

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