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AA.VV.: F*>k Dance Let’s Art

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AA.VV.: F*>k Dance Let’s Art
Ormai abituati a una marea incontrollata di antologie e raccolte di musica del passato più o meno recente [alcune delle quali ottime, ma non è difficile farne di buone avendo infinito materiale a disposizione], ci accostiamo a F*>k Dance Let's Art con un buon carico di curiosità e interrogativi.

Compilata da due etichette attente come la !K7 e la Cool in the Pool, questa raccolta si pone l'obbiettivo di intercettare quanto di meglio si muove nella scena underground americana, tra rock e elettronica, sperimentalismi e post-ismi vari.

L'obbiettivo, che è stato quello classicamente inteso di tutte le antologie focalizzate sul presente [solo per fare un esempio ci viene in mente No New York], si confronta però con una realtà completamente mutata, nella quale l'ascoltatore ha costantemente la possibilità di "pre-gustare" band e pezzi in rete, in una concezione della diffusione delle informazioni e dei gusti nella quale il ruolo del mediatore - sia esso un compilatore o un critico - viene profondamente messo in discussione.

In quest'ottica ci si può porre nei confronti di F*>k Dance Let's Art [titolo che ci piace pensare dotato di una forte carica ironica e autoironica] in modi differenti: o considerandolo come il classico tentativo di svuotare il mare con un cucchiaio [Sant'Agostino ne trasse comunque preziosi insegnamenti], oppure come un segnale forte che "dire qualcosa" sulle musiche di oggi, "scegliere," "prendersi delle responsabilità," è ancora possibile.

Certo, a contribuire alla opinabilità delle scelte contribuisce la parzialità geografica dell'azione compilativa, pesantemente sbilanciata sulla scena della costa orientale [Brooklyn fa la parte del leone] degli States, ma non si può negare che il quadro che emerge dal disco fornisca comunque coordinate utili per un lessico mobile di quanto si muove più o meno lontano dalle grandi macchine produttive e globalizzanti.

A patto di non voler trovare a tutti i costi un denominatore comune, ci sono alcuni elementi che ricorrono: un approccio visionario e spesso aperto allo spazio sonoro, un immaginario liquido in cui le eredità dub, lo-fi, disco e sperimentali convivono con spirito di tacito interscambio.

Spazio quindi a Baghdaddy e a Balam Acab [la sua "See Birds" è un gioiellino], a Small Black e a Toro y Moi, così come a nomi ben più conosciuti come gli Animal Collective - di cui è stata scelta "My Girls" dallo splendido Merriweather Post Pavilion - o i Crystal Castles.

Ma si segnalano anche la nostalgia un po' onirica di proposte come quella dei Washed Out oppure le tentazioni robotico/byrniane degli Psychobuildings, le tentazioni sintetiche di Pictureplane e quelle del dettaglio pop di Memory Tapes. Comunque un'antologia lontana dalle banalità e utile a conoscere artisti e band che non sono sulle prime pagine dei giornali e che forse, non avendo ore al giorno da spendere per vagare su youtube, vi potevano sfuggire.

Track Listing

01. Hot Shit (Creep Remix) - Baghdaddy; 02. See Birds - Balam Acab; 03. Body Heat - Peter's House Music; 04. Despicable Dogs - Small Black; 05. Fax Shadow - Toro Y Moi; 06. Tangled - Hideous Men; 07. Anything - Slava; 08. Feel It All Around - Washed Out; 09. Kartwheels - Truman Peyote; 10. Paradise – Psychobuildings; 11. My Girls - Animal Collective; 12. Crimewave - Crystal Castles Vs Health; 13. Aqua Net - Raw Moans; 14. Transparent Now (Thin Veil) - Pictureplane; 15. 15 To 20 (Bim Marx Remix) - The Phenomenal Handclap Band; 16. Sedsumthing - oOoOO; 17. Bicycle (Horrors Cosmic Dub) - Memory Tapes; 18. Lovesick Teenagers - Bear In Heaven

Personnel

Album information

Title: F*>k Dance Let’s Art | Year Released: 2010 | Record Label: La citta' del jazz

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