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Lindsey Horner: Don't Count on Glory

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Lindsey Horner: Don't Count on Glory
Contrabbassista flessibile e sicuramente troppo poco considerato, Lindsey Horner ha condiviso sin dagli anni Ottanta alcune importanti esperienze del jazz creativo newyorkese, a fianco di Myra Melford e di Herb Robertson, di Muhal Richard Abrams o di Bobby Previte, distinguendosi per timbro preciso e acuta sensibilità.

Nelle sue prove da leader, come nel caso di questo nuovo Don't Count on Glory, l'attenzione è focalizzata sulla scrittura, con sette temi a firma propria e una rilettura di "Green Chimneys" di Thelonious Monk. Questa attenzione viene assecondata da una scelta di compagni di prima qualità: da un vecchio amico come Marty Ehrlich - che si conferma solista esemplare al contralto - a Uri Caine, che appare in due brani al pianoforte elettrico, passando per la tromba scintillante di Brian Lynch. A loro Horner affianca una solida base di musicisti che ha nel drumming sinuoso di Allison Miller il punto di forza, avvalendosi poi di musicisti di Pittsburgh in "Gyp the Blood" e del batterista belga Lieven Venken nel breve bozzetto lirico di "Shadow Girl".

La strumentazione è però anche il luogo in cui Horner non riesce a sciogliere del tutto alcuni nodi della propria concezione musicale: come spesso capita a ottimi musicisti dotati di minori qualità da leader, la tendenza è quella di abbondare. Troviamo così nella maggior parte dei brani la presenza contemporanea di batteria e percussioni, di pianoforte, chitarra e pianoforte elettrico che - seppure arrangiati con gusto e senza eccessive ridondanze - rendono tutto un po' appiattito su sonorità prive di scarti e sorprese.

I temi, piacevoli e non banali, e le conseguenti sortite solistiche suonano così un po' distaccati e troppo calcolati, cercando di esplorare più il catalogo delle capacità di scrittura che non le frizioni linguistiche - che pure possono scaturire felicemente dall'accostamento di musicisti come Lynch e Ehrlich ad esempio.

Non a caso proprio "Gyp the Blood", con il suo andamento inquieto e una strumentazione meno prevedibile, risulta più fresca e obliqua, mentre temi come "Cuong Vu" - la cui articolazione è comunque pregiata - alla fine lasciano con un senso di appetito non saziato, perdendosi in assoli non memorabili come quello del pianista Neal Kirkwood.

Si arriva così al pezzo monkiano con più di qualche timore: le spire ipnotiche di un ostinato di percussioni su un andamento funkeggiante non sembrano una chiave di lettura ottimale per un tema come "Green Chimneys", i cui sarcastici accenti si perdono in un banale incalzare di frasi.

Contrabbassista di grande intelligenza, Horner sembra da leader rimanere troppo legato da un'eleganza formale certamente curatissima, ma che rischia di non farsi afferrare perché tirata troppo a lucido. L'esito è un disco piacevole e ben suonato, ma che potrebbe faticare a farsi ricordare.

Track Listing

01. Last Look Home - 6:59; 02. Don't Count On Glory - 13:29; 03. I Stand By Your Window - 7:13; 04. Gyp The Blood - 11:09; 05. Cuong Vu - 8:34; 06. Green Chimneys (Monk) - 5:27; 07. Shadow Girl - 3:52; 08. Too, Too Blue - 11:47 Tutte le composizioni sono di Lindsey Horner tranne dove indicato

Personnel

Album information

Title: Don't Count on Glory | Year Released: 2006 | Record Label: The JazzStore.com


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