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Dimitri Grechi Espinoza alla Sala del Rosso
Sala del Rosso
Firenze
12.02.2016
Tra le diverse, interessanti date jazzistiche previste dal programma 2014-2015 della Sala del Rosso di Firenze, figurava anche questa "carta bianca" affidata al sassofonista Dimitri Grechi Espinoza, che l'artista ha deciso di "giocare" su due diversi tavoli: quello del solo e quello del duetto con il contrabbassista Tito Mangialajo Rantzer. Entrambe situazioni musicali documentate su disco: la prima sul CD Angel's Blows, pubblicato da Ponderosa nel 2015, la seconda nei due When We Forgot the Melody, per la Rudi Records (clicca qui per leggere la recensione del secondo).
Del suo solo "sacro" Espinoza ci parlava già un paio d'anni orsono, in una sua intervista, ma prima del concerto ne ha data una descrizione più precisa che vale la pena ricordare qui.
Il progetto nasce molti anni addietro, quasi per caso ma ben radicato nella personalità umana dell'artista, durante le pause dell'orchestra di Barga Jazz, della quale Espinoza fa parte. In quelle occasioni, per riposarsi e ritrovare la concentrazione, si reca nel duomo della cittadina garfagnina e, approfittando della frequente assenza di visitatori, ha occasione di suonare. La risposta acustica del luogo lo colpisce, assieme alla sua atmosfera sacra. Pian piano il sassofonista impara a rispondere al proprio suono riverberato dall'eco, e sviluppa una serie di brani dal gusto fortemente meditativo, tutti basati sul dialogo con se stesso. Anche nella sua città, Livorno, ha modo di trovare spazi nei quali sia possibile proseguire questa ricerca, al tempo stesso musicale e spirituale. Fin quando, nell'aprile del 2014, ha l'occasione di suonare nel Battistero di Pisa, luogo dall'acustica a tal punto straordinaria che i custodi stessi la mostrano ai visitatori intonando brevi canti. Vista l'eccezionalità, Espinoza ne approfitta per registrare il disco, poi edito da Ponderosa.
La prima parte del concerto alla Sala del Rosso ha riproposto circa metà del materiale registrato sul CD, perdendo certo la suggestione del luogo originario, ma non la qualità del suono, grazie a una eco riprodotta dai grandi e raffinati diffusori che corredano l'auditorium e alla straordinaria acustica del medesimo. In tal modo è stato possibile rendersi conto meglio del modo in cui Espinoza costruisce la particolarissima performance, rendendo giustizia all'unico punto debole del CD, vale a dire una certa ridondanza: come avviene per tante musiche improvvisate, anche in questo caso l'azione performativa del corpo donava tangibilmente alla musica compiutezza di senso anche nei momenti acusticamente meno immediati. Questa parte della serata è risultata perciò suggestiva e interessante, godibile e avvincente.
Nella seconda parte, in acustico, è entrato in scena anche il contrabbasso di Mangialajo, che assieme a Espinoza ha dato vita a un set abbastanza diverso da quelli registrati sui dischi: accanto a delle libere improvvisazioni ha infatti qui trovato posto anche un po' di quella melody che là i due dichiaravano di aver "perso," sotto forma di brani della tradizione jazzistica e perfino di standard. Il tutto, però, senza perdere la centralità del suono dei due strumenti -per tutta la serata Espinoza ha suonato il tenore -che entrambi i musicisti sono maestri nel valorizzare.
Serata dunque davvero molto stimolante, non solo per la qualità indiscutibile delle proposte, ma anche per la sottile particolarità che entrambi i set hanno mostrato a chi conosca bene i due musicisti.
Foto (di repertorio)
Stefano Frosini.
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