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Craig Taborn e Dave King alla Sala dei Giganti di Padova

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Duo Craig Taborn e Dave King
Rassegna Centro d'Arte degli Studenti
Sala dei Giganti
Padova
1.2.2019

Tra le espressioni musicali, quella che chiamiamo Jazz riesce in modo convincente a mettere in relazione e fare dialogare tra loro gli aspetti istintivi della creazione artistica e quelli più squisitamente culturali, arrivando a sviluppare sempre nuove sfide tra questi due poli. Naturalmente, la cosa non accade in modo tanto frequente e scontato. Sempre, siamo costretti al tentativo di distinguere tra gli approcci che cercano questa fusione con autentico spirito di scoperta e di originalità e quelli che imboccano, per mancanza di coraggio o di spinta creativa, la strada ben tracciata sulle mappe, replicando o mimando comportamenti e maniere. Cosa che può essere scambiata per jazz, anche con soddisfazione da parte di chi produce e di chi ascolta, ma che alla fine si rivela sterile.

Craig Taborn si è presentato in duo con Dave King alla Sala dei Giganti di Padova per l'apertura della densa stagione concertistica curata dal Centro d'Arte dell'Università. Il pianista si conferma, qualora ve ne fosse ancora bisogno, uno dei musicisti in grado di dire cose significative sulla scena contemporanea. Lo fa in primo luogo cercando di affrontare con il massimo impegno questa dialettica tra istinto e conoscenza, intrecciandola all'improvvisazione e alla composizione in un gioco continuo di intelligenza, originalità, produzione di significati. Si muove a tutto campo nella sfera del jazz e della musica contemporanea, dimostrando nel contempo rigorosa adesione alla propria poetica.

Risalta la capacità esplorativa del pianista, di scandagliare aree diverse della musica contemporanea, riuscendo a farle interagire con vitalità, acume e sempre rinnovata curiosità. Al punto che ogni concerto del musicista cresciuto a Minneapolis riesce a imboccare direzioni spesso inattese per il dosaggio degli ingredienti, ma sempre conducibili alla sua personalità stilistica, alla coerenza di fondo non solo stilistica, ma di approccio e di sintesi. Nel concerto di Padova, Taborn è stato affiancato con sintonia profonda dalla percussione di King, un vecchio compagno di avventure, cresciuto nella stessa area di Minneapolis. La sua percussione è attenta ai dettagli dello svolgimento musicale, pronta a interagire e stimolare gli sviluppi lungo coordinate spesso inattese. In certi casi una scansione ruvida, alla ricerca dell'imperfezione che stimola il dialogo, lo spiazzamento in diversi piani di narrazione. Ma nel contempo molto articolata, ricca di energia empatica quando i suoni si tuffano nella ricerca di ribollenti spazi di libertà.

Taborn, mettendo in dialogo con lo strumento acustico varie tastiere e attrezzature elettroniche, ha mostrato anche la perfetta padronanza dei diversi linguaggi, la capacità di metterli in relazione con l'autentica intenzione creativa, sempre sorretta da idee timbriche, melodiche, contrappuntistiche, ritmiche. Ritmo e timbro risaltavano in uno degli apprezzati bis finali, "Space Is the Place," dove la forza visionaria di Sun Ra si rivela senza dubbio molto vicina allo spirito del pianista: ingrediente in grado di fertilizzare un'immaginazione ramificata, fuori dal comune.

Foto: Alessandra Freguja

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