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Push the Triangle: Cos la machina 1

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Push the Triangle: Cos la machina 1
Esiste in Europa un contraltare (o una risposta che dir si voglia) all'estetica ed alla concezione sonora di John Zorn? A giudicare da ciò che in Italia sono stati capaci di fare Zeno De Rossi, Fabio Basile ed Enrico Terragnoli con Kaiser Lupowitz e Full Metal Klezmer, si direbbe di sì.

L'ascolto del gruppo francese Push the Triangle conferma questa deduzione.

Cos la machina 1 sviluppa in un'ottica europea intuizioni colte ed elaborate da Zorn negli ultimi venticinque anni, introducendo ulteriori elementi di riflessione grazie ad una marcata impronta sperimentale e ad un sostanzioso apporto dell'elettronica. Il chitarrista Franck Vigroux, produttore della seduta, è anche un abile manipolatore di turntables, il che garantisce la creazione di cupi sottofondi elettronici e fasce iterative. Tutti elementi di contrasto con il canto stralunato della cornetta e gli spezzoni vocali corrosivi di Médéric Collignon, e con le frasi convulse e strozzate del contralto di Stéphane Payen.

Nell'ambito dell'incisione prevale una poetica che si potrebbe definire della saturazione e del parossismo, obiettivi (e mezzi espressivi) peraltro raggiunti con il dovuto equilibrio e con calibrata gradualità. Sono dati che si colgono particolarmente all'ascolto di "U", in cui la sovraincisione del contralto riecheggia un po' l'incontro/scontro tra Zorn e Tim Berne in Spy vs. Spy. Tra l'altro, qui la chitarra assume timbriche abrasive, alla Bill Frisell prima maniera o alla David Torn. Al tempo stesso, l'approccio spiccatamente ritmico di "Petit tambour" e le sequenze ripetitive di "Sept secondes de Pacifique" forniscono ulteriori testimonianze a sostegno di questa tesi.

Altrove, invece, i musicisti sembrano preferire ponderate frammentazioni del tessuto sonoro, quasi a voler (rin)negare i concetti precedentemente espressi. Per contro, si determinano anche fasi statiche, ipnotiche, sulle quali si staglia la voce di Jenn Priddle, con ampio uso del recitativo. Per parte sua, Collignon fa un uso originalissimo della voce, che nei passaggi estremi (vedi "Recycling Lilas"), denuncia qualche influenza di Phil Minton. Nelle costruzioni ritmiche - è il caso di "Megaphones" - Collignon invece ricorre ad un'articolazione degna di Robert Wyatt.

In assenza di un contrabbasso, è Vigroux a provvedere con le sue manipolazioni all'intelaiatura ritmica, cui il batterista Michel Blanc conferisce vigorose impennate con figura volutamente spezzate. Il carattere collettivo delle esecuzioni e dell'applicazione stessa dell'improvvisazione come forma di composizione estemporanea è il tratto dominante, esemplificato anche dalla con titolarità di quasi tutti i brani.

Visita il sito di Franck Vigroux

Track Listing

01. Recycling Lilas (Vigroux-Collignon-Payen-Blanc) - 7 :51; 02. "U" (Collignon-Vigroux- Payen-Blanc) - 5 :56; 03. Snapshot (Vigroux-Payen-Collignon) - 5.10; 04. Sept secondes de Pacifique (Payen-Vigroux-Collignon-Blanc) - 7 :55; 05. Brieth (Priddle-Vigroux-Blanc) - 3:10 ; 06. Cos la machina (Vigroux-Collignon-Payen) - 3.51; 07. In the Perfume Of The Muse (Priddle-Payen) - 1:32; 08. Petit tambour (Blanc- Payen-Vigroux) - 4 :47; 09. Darling (Vigroux-Collignon-Payen) - 4.20; 10. Megaphones (Collignon-Vigroux) - 3:36

Personnel

Franck Vigroux (chitarra, piano preparato, giradischi); Médéric Collignon (cornetta, voce); Stéphane Payen (sax alto); Michel Blanc (batteria); Jenn Priddle (voce)

Album information

Title: Cos la machina 1 | Year Released: 2006 | Record Label: Isotope Records


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