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Nik Bärtsch's Mobile: Continuum

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Nik Bärtsch, pianista svizzero famoso ai più per le sue gesta con i Ronin, torna alla ribalta con un nuovo album che, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ne conferma il talento e il genio creativo.

Qui è a capo dell'ensemble acustico Mobile, che per l'occasione si esibisce in una formazione allargata includendo una sezione d'archi composta da due violini, una viola e due violoncelli. L'approccio stilistico è noto e affonda le radici in un patrimonio musicale di matrice cameristica e classica che il quartetto rivisita da ormai quasi 20 anni (il primo album dei Mobile risale al 2004, Aer uscito per l'etichetta Tonus Music) e che vede anche in questa avventura l'ottimo Bärtsch affiancato dal fidato Sha ai clarinetti bassi e dai metronomici Kaspar Rast e Nicolas Stocker alle percussioni.

Il risultato è una musica "continua," scarna, senza tempo, minima e infinita allo stesso tempo che si fonda su patterns, grooves e accordi ripetitivi quasi sempre "ambientati" in scenari ad alta tensione. Bisogna dire che Bärtsch non è l'unico a indagare il dettato minimalista in chiave contemporanea: esistono brillanti esempi provenienti da diversi generi, jazz e avant progressive soprattutto. Tuttavia il compositore elvetico ha una marcia in più: riesce a modulare note, pause, silenzi, intervalli e accordi in modo magistrale, senza mai annoiare l'ascoltatore, e giocando sulla ricchezza timbrica di una sezione ritmica "spaziale," osando passaggi arditi e quasi funky come, ad esempio, nell'introduttiva "Modul 29_14." L'intervento della sezione archi, come nella romantica ed evocativa "Modul 60," non è mai invasivo ma sempre dosato con equilibrio, quasi sussurrato. Un saggio, infine, della sua maestria lo si può ritrovare nella composita e cerebrale "Modul 44," brano di oltre 10 minuti dove la suspence è dietro a ogni nota.

Continuum si candida già da ora a entrare di diritto nella classifica dei migliori album del 2016 e Bärtsch si conferma uno dei compositori contemporanei più innovativi.

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