Ove Johansson: Coast

Johansson al sax tenore è un musicista molto robusto ed all'EWI (Electric Wind Instrument) si diverte con ventiquattro toni in un'ottava. Insomma, le risorse della tecnologia si mischiano a quelle della sensibilità umana e gli assoli non sembrano mai asettici o troppo avvolti dalle urla del computer. Anzi, Johansson fa di tutto per sfuggire ai rumori, lotta contro di essi, tira fuori un piglio da jazzista e frasi che farebbero la gioia di un collega fusion.

Questo modo di combattere, di resistere alla collisione con un mondo che ha poco o nulla di umano ci fa apprezzare l'intero lavoro, pensato non tanto come un esperimento alchemico fine a sé stesso ma come un modo reale di utilizzare l'elettronica, di approfittarne per corpo a corpo estemporanei senza niente di predisposto. Una libertà assoluta di cui si deve sapere fare uso, se non altro perchè l'interlocutore dialoga partendo da un algoritmo e reagisce a senso unico.

Il divertimento è assicurato, Coast è uno di quei lavori in solo dove ci si chiede qual'è la prossima sorpresa, cosa sputerà fuori la macchina e cosa farà il sax per affrontarla. Johansson ha preso ormai una strada tutta sua come fautore dell'improvvisazione totale, ma non ci stupiremmo certo ad ascoltarlo in contesti piú ortodossi: le capacità non mancano!

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