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Claudio Bonomi Le migliori sigle della nostra vita

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Le migliori sigle della nostra vita
Claudio Bonomi
195 pagine
ISBN: #978-88-97389-12-2
Crac Edizioni
2024

È stato il mondo delle sigle televisive l'oggetto di studio dell'ultimo libro del compianto Claudio Bonomi, il critico musicale milanese recentemente scomparso, apprezzato anche dai nostri lettori nella sua lunga collaborazione con All About Jazz.

Claudio presenta il volume—frutto di due anni di lavoro—come "un viaggio assolutamente personale e sentimentale di un figlio del boom economico nato nel 1961, tra la biblioteca spazialmente infinita delle sigle televisive. Un'indagine circoscritta a dieci sigle musicali ricche di storie e retroscena, tratte dai palinsesti dela televisione pubblica nel periodo 1968-1978."

Anche se può toccare le corde della nostalgia, l'indagine è ampiamente originale e rappresenta l'occasione per l'autore per far luce su un genere sempre considerato marginale, a dispetto della sua rilevanza: le sigle di tanti appuntamenti TV sono diventate spesso più iconiche delle stesse trasmissioni che delimitavano. In poche battute—spesso una manciata di secondi—hanno suscitato emozioni profonde, fino a sedimentarsi nella memoria collettiva. Far luce sugli autori e le vicende che le hanno fatte nascere, è un lavoro che Bonomi sviluppa con passione e ricchezza di elementi, portando alla luce curiosità ed aspetti ignoti o dimenticati.

Il libro si divide in due parti. Nelle prime 137 pagine, Bonomi analizza dieci sigle senza tempo, comprese nel decennio citato: inizia col tema dell'Odissea (dallo sceneggiato omonimo del 1968) e si conclude con Ufo Robot, sigla delle serie di animazione giapponese "UFO Robot Goldrake" del 1978.

Accanto a sigle meno note, entro il percorso troviamo anche le vicende e l'analisi di Theme From the Persuaders di John Barry (da "Attenti a quei due" 1974); A Salty Dog di Gary Brooker e Keith Reid (da "Avventura, 1970); Cento campane di Fiorentini/Grano (da "Il segno del comando" 1971); Honky Tonk Train Blues di Meade Lux Lewis eseguito da Keith Emerson nella sigla di coda di "Odeon" 1976.

Nelle restanti 70 pagine, l'autore intervista nove compositori, registi, cantanti, musicologi particolarmente legati alla produzione di sigle, colonne sonore o jingle: Anna Scalfaro, Daniele "Bengi" Benati, Massimo Martellotta, Roberto Colombo, Gabriele Graziani, Massimo Privitera, Pierangelo Fornaro, Corrado Carosio, Fabio Zuffanti.

Da loro vengono spunti interessanti sull'evoluzione del mercato televisivo e il ruolo delle sigle nei nuovi palinsesti. Se è finito il ciclo storico della sigle classiche nuove prospettive vengono dalle serie TV, tra cui spiccano sigle di forte impatto come quelle di Breaking Bad o Better Call Saul . A differenza del passato i tempi delle sigle sono più limitati e la creatività dei compositori s'è fatta stringente. Come testimonia il compositore Massimo Martellotta (Calibro 35) "Il compositore ha a disposizione un tempo brevissimo, in genere poco più di qualche secondo, per poter impressionare l'immaginario dell'ascoltatore. Il segreto è lavorare sulle sfumature e sui contrasti timbrici."

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