The New Mellow Edwards: Big Choantza

La musica per l'appunto. Beh, vediamo un po.' Il primo brano - ma quale diavolo sarà il suo titolo ? - dura trenta secondi e potrebbe essere la prova di una sgangherata banda di paese. Nel secondo brano - otto minuti e mezzo - l'incedere è sempre quello di una fanfara che ha risolto i suoi problemi di intonazione e con fare dinoccolato si addentra addirittura nei meandri di atmosfere cameristiche per poi virare improvvisamente verso scomposizioni ritmiche piuttosto sofisticate. Il terzo brano - due minuti e quindici - potrebbe essere il jingle acido e stralunato di un rondò felliniano. Il quarto - poco meno di sette minuti - vede intrecciarsi splendidamente, su una scansione ipnotica ed elastica, le linee di sax contralto, trombone e contrabbasso in un dialogo libero ma attento ai minimi particolari. Il quinto brano... beh, avrete capito che Big Choantza è un disco che non lesina sorprese, che è lontano dai luoghi comuni, che vede al'opera musicisti che se fanno un baffo di generi e stili, goliardici nell'approccio ma ferrei nell'esecuzione.

Alla fine scopriamo (a volte la "rete" può dare anche qualche piccola soddisfazione) che il leader dei New Mellow Edwards (a proposito, gran bel nome!) è il trombonista Curtis Hasselbring, storica colonna della Either/Orchestra. Che i suoi compagni di viaggio sono Chris Speed, tra i pochi sassofonisti e clarinettisti in circolazione veramente originali, Trevor Dunn bassista che ha attraversato in lungo, in largo e anche oltre, qualunque oggetto musicale lontano da noia e routine, e John Hollenbeck, batterista dalla forte progettualità e trasversale agli stili come pochi.

Ma è meglio non farglielo sapere ai New Mellow Edwards, perché potrebbero contrariarsi per cotanta pubblicità...

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