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Beppe Scardino

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01. Duke Ellington - Second Sacred Concert (Prestige - 1968).

Il famoso secondo concerto sacro. Ne ascoltai anni fa, dal vivo nella chiesa di S. Andrea a Livorno, una versione dell'Orchestra di Barga sotto la direzione di Bruno Tommaso, con l'amico Dimitri Espinoza al primo alto. L'ho comprato recentemente ad un prezzo super scontato in una Feltrinelli ed è da qualche settimana che non esce dal mio CD player. E' un lavoro che aggiunge all'eleganza e all'equilibrio dell'Ellington classico una proiezione enorme verso la contemporaneità (la registrazione è dei primi anni '70).

02. Area - Arbeit Macht Frei (Cramps - 1973).

Disco storico degli Area che tutti hanno ascoltato o dovrebbero ascoltare. E' un disco che ho perduto, così come Crac. Dopo aver visto il bel documentario su Demetrio Stratos ("La Voce Stratos" di Luciano D'Onofrio e Monica Affatato ), mi è venuta voglia di ricomprarmelo. Non c'è che dire, proprio musica di altissimo livello, forse in Italia mai più raggiunto.

03. Julius Hemphill - Dogon A.D. (Freedom - 1977).

Questo disco costituisce un vero e proprio manifesto per i musicisti creativi di due generazioni, e non esce mai dal mio CD player. Hemphill è una figura importantissima per me. Negli ultimi anni ho cercato di capire la sua musica, ascoltando, trascrivendo, suonando. Più difficile è cercare di immaginarsi che uomo poteva essere, dal momento che sono disponibili pochissime informazioni su di lui. Hemphill è stato maestro di Tim Berne (nel suo sito c'è un bell'articolo scritto da Tim su Hemphill), Dave Sanborn, Marty Ehrlich. Ha scritto tonnellate di musica fantastica, dando un contributo sostanziale alla scrittura per sassofoni, per archi, per big band.

04. Bob Dylan - Greatest Hits voll. 1, 2, 3, 4 (Sony).

Raccolta fantastica ed indispensabile di buona parte dell'opera del cantastorie del Minnesota. Ho un amore sconfinato per le canzoni di Bob Dylan, che ascolto di solito di mattina. Segnalo anche il documentario di Scorsese "No Direction Home," la visione del quale potrebbe condurvi in una forma di dipendenza dallo stesso, costringendovi a guardarlo almeno un paio di volte al mese. A me è andata così.

05. Mohammed "Jimmy" Mohammed - Takkabel! (Terp - 2006).

Mohammed Jimmy Mohammed era (è morto da poco, nel 2006) un cantante etiope. Ho scoperto la bellezza della musica etiope grazie al film "Broken Flowers" di Jarmush. Come non rimanere incantati dal suono del sax tenore di Getatchew Mekura? Questo disco è prodotto dalla Terp, etichetta olandese degli Ex che hanno pubblicato una serie di dischi etiopi. Da segnalare Han Bennink alla batteria in versione Etiopica!

06. Nirvana - Nevermind (Geffen - 1991).

Una segnalazione abbastanza banale, lo so. Il fatto è che non ho mai superato l'attrazione per questo gruppo post '93 ed ogni tanto mi ritorna violentemente (avrei anche potuto citare il live Unplugged in New York).

07. Arturo Benedetti Michelangeli - Debussy: Images, Preludes, Book 1 (Deutsche Grammophon - 2005).

Ascoltare il pianista italiano alle prese con Debussy è sconvolgente. Mi fa venire in mente quando i pianisti non facevano i buffoni con le felpe nere e i capelli sapientemente spettinati. E' un disco questo che non abbandona mai il mio CD player, perfetto in alcuni momenti della giornata.

08. Roscoe Mitchell and the Note Factory - Nine to Get Ready (ECM - 1999).

Semplicemente un capolavoro. Un esempio perfetto di bilanciamento tra composizione ed improvvisazione. Non lo ascoltavo da un po,' ma recentemente ho trascritto "Jamaican Farewell" per suonarla con Orange Room, così questa gemma prodotta dalla ECM ha ripreso il suo posto nel mio CD player.

09. Earth - Hex: Or Printing In The Infernal Method (Southern Lord - 2005).

Ho di recente scoperto gli Earth grazie a Gianluca Petrella, che mi ha passato questo disco. Drones lunghissimi, distorsori, tempi lenti, momenti in cui tutto si ferma.

10. Hanne Hukkelberg - Rykerstrasse 68 (Sony - 2006).

Cantautrice norvegese che produce dischi sublimi nella loro delicatezza, talvolta anche imprevedibili. Questo grazie alla collaborazione con musicisti dell'area creativa norvegese (molti Jaga Jazzist), a cui la lungimirante Hanne deve aver dato carta bianca.

Foto di Claudio Casanova

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