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Mario Marzi, Achille Succi: Bach in Black

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Mario Marzi, Achille Succi: Bach in Black
"Architetture perfette, musica allo stato puro, dove non contano né gli strumenti né i musicisti, solo l'idea generatrice": con queste parole Mario Marzi conclude le poche note con le quali introduce questo singolare e coraggioso lavoro sulla musica di Johann Sebastian Bach. Parole in parte vere e in parte no, perché se è vero che le composizioni del Maestro di Eisenach hanno in loro stesse una perfezione assoluta che le ha permesso di attraversare i secoli senza perdere una stilla del loro fascino, è anche vero che affrontarle nel modo in cui hanno fatto Marzi ed Achille Succi non permette di trascurare le personalità degli interpreti e degli strumenti da loro utilizzati.

Innanzitutto va detto che già l'incontro tra i due protagonisti ha un significato ben preciso, che fa corpo con l'operazione. Si tratta infatti di due musicisti preparati e poliedrici, ma anche con frequentazioni privilegiate ben diverse: tutto spostato sulla musica classica Marzi, viceversa impegnato nel jazz e nell'improvvisazione Succi. Ideali, pertanto, per affrontare con libertà e riferimento agli stilemi jazzistici un autore classico per eccellenza, sebbene da sempre amato come nessun altro anche dal mondo del jazz.

Due musicisti, inoltre, che sono autentici maestri del sassofono -anche se Succi affianca al sax contralto il clrinetto basso -e che, pertanto, affrontano la musica bachiana con strumenti nati secoli dopo, ma non per questo inadeguati a fornirne una particolarissima versione.

Infine, altra originalità, le composizioni scelte sono tutte per strumento solo (per liuto la prima, violoncello la seconda, flauto la quarta, violino la quinta, clavicembalo le rimanenti), ma sono reinterpretate per due strumenti, affiancandone in genere uno di tonalità alta a uno di tonalità bassa.

Accanto a queste già non secondarie libertà i due se ne prendono altre, in primo luogo di accenti e ritmi, spesso spostati appunto sul versante jazzistico -certo senza mai avvicinarsi alla trasposizione fatta spesso e con alterni risultati sulla musica di Bach dai jazzisti: qui si resta sempre sul crinale, così da rispettare il rigore della composizione e della sua intenzione, ma al tempo stesso da darle un tono e una veste nuovi. Alla fine, si potrebbe dire, più un'operazione di musica contemporanea che non jazzistica -ma il jazz cos'è, se non musica contemporanea?

Difficile e probabilmente anche inutile provare a descrivere la musica; al massimo si può segnalare la "Partita BWV 1013," originariamente per flauto e che è tuttavia un classico dello studio del sax, non solo per il modo magistrale in cui viene eseguita, ma anche per la geniale e suggestiva giustapposizione per due strumenti -il soprano di Marzi e il clarone di Succi -che si scambiano e alternano, talora anche affiancandosi (per sempio nella Sarabanda), presentando in timbri diversi la trama bachiana. Deliziosa, così come spettacolare è la Invenzione a due voci "BWV 777," assai più lunga dell'originale perché adorna di citazioni, improvvisazioni rumoristiche, espressività fatte da colpi d'ancia o effetti con le chiavi degli strumenti.

Insomma, un Bach reinventato, ma non snaturato, per un disco che è una piccola gemma.

Track Listing

Preludio in Do mag. BWV 999; Suite n. 4 BWV 1010: Preludio; Allemanda; Corrente; Sarabanda; Bourrée; Giga; Invenzione a due voci n. 6 BWV 777; Partita BWV 1013: Allemanda; Corrente; Sarabanda; Bourrée inglese; Partita BWV 1002: Double-Sbach; Sinfonia n. 11 in Sol magg. BWV 797; Invenzione a due voci n. 11 BWV 782; Wabi.

Personnel

Mario Marzi: sax (soprano, contralto e baritono); Achille Succi: sax (contralto), clarinetto (basso).

Album information

Title: Bach in Black | Year Released: 2017 | Record Label: MAP

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