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Avishai Cohen Trio al Crossroads Festival 2021
Crossroads Festival 2021
Arena Lido
Rimini
25.7.2021
Dopo quasi due anni dall'ultimo concerto in Italia, Avishai Cohen ritorna a suonare nel Bel Paese nell'ambito di un tour europeo che durerà fino all'autunno prossimo. Sul palco dell'Arena Lido, spaziosa e confortevole location situata sulla Darsena di Rimini, Cohen sale sul palco accompagnato dal fidato pianista Elchin Shirinov e da Roni Kaspi alla batteria, per uno dei concerti più attesi dell'edizione 2021 del Festival Crossroads.
Si tratta per Cohen di una riconferma della forma del trio, a cui già era tornato nel 2020 con il luminoso Arvoles, dopo aver sconfinato nella forma quintetto all'origine del songbook 1970, pubblicato nel 2017 Il concerto di Rimini, fin dai bagliori emanati nell'iniziale "Ani Maamin," dimostra ancora una volta quanto il trio sia la forma prediletta da Cohen. La sua musica è così, danza continuamente sull'orlo del precipizio, sospesa fra diversi ritmi (latinoamerica/medioriente) e stili (improvvisazione/struttura, ma anche virtuosismo/coralità). Le sonorità adamantine del contrabbasso di Cohen hanno bisogno di spazio e di silenzio per espandersi nell'aria e illuminare il paesaggio sonoro circostante trasformandolo, per rinfrazione più che per assorbimento, in uno specchio vivente di quella stessa, rigogliosa, sorgente di suoni.
La chiave di volta della serata è l'improvvisazione. Per rendersene conto, basterebbe chiedere, ancora prima dell'inizio del concerto, la setlist ai tecnici del mixer ("Don't have it. Tonight everything is improvised"). In particolare, Cohen suona attraverso lampi di genio: è impressionante lo spettro di sonorità e di cromatismi che riesce a generare pizzicando in diversi punti e con diversa intensità ogni corda del contrabbasso, oppure suonandolo a mo' di chitarra o di violoncello tramite archetto. Ma lo spettacolo non è solo auditivo quanto visivo (forse finanche cinestetico): Cohen danza letteralmente con il contrabbasso (strumento normalmente indomabile), lo abbraccia e lo stringe a sé, gli fa fare il casquè, lo seduce e ne è a sua volta sedotto. Dire che lo strumento si fa tutt'uno con il corpo del musicista, non è per nulla metaforico in questo caso.
E così Cohen continua a comporre e a scomporre dando volume ai brani, mentre, dall'altro lato, Shirinov armonizza i temi prediligendo i suoni alti e persistenti del pianoforte. Anche la giovanissima Roni Kaspi, nonostante un inizio sottotono probabilmente dovuto all'emozione, alla lunga tiene il palco come una veterana, si insinua nella fitta rete sonora tessuta da contrabbasso e pianoforte trascinandola verso territori crossover (la formazione hardrock di Kaspi non è documentata, ma, a giudicare dallo stile, pare proprio evidente). A parte una perdita di coesione nel momento in cui vengono eseguiti alcuni brani del tutto inediti, il livello dell'esecuzione resta altissimo e le emozioni forti si susseguono una dopo l'altra.
Per la prima reprise, il trio esegue "El sueño va sobre el tiempo," una canzone popolare di Sala Garcia Lorca che scalda i cuori soprattutto per il cantato così profondamente umano di Cohen. Poi c'è di nuovo il saluto, le luci che si riaccendono, l'ovazione del pubblico che ne vuole ancora un'altra, proprio quella, e il trio che torna sul palco, perché un concerto di Cohen non si può chiudere senza "Remembering": ballata maestosa e straziante, che, proprio come richiama il titolo del disco che la contiene, riporta a casa, dovunque essa sia. Miracoli della musica suonata con il cuore.
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