Al suo secondo album in veste di leader per i tipi della Tao Forms dopo l'eccellente Village Mothership, in trio con Matthew Shipp e William Parker (estensore delle note di copertina di questo nuovo capitolo, inciso nel febbraio 2021), Whit Dickey coglie altrettanto felicemente (e, diremmo, naturalmente) nel segno alla testa di questo quartetto (tutti suoi i brani in scaletta), estremamente agguerrito e forte di individualità (a cominciare da Mat Maneri, uno che caratterizza sempre massicciamente ogni lavoro a cui prende parte) che non possono che alzarne ulteriormente il tiro.
Ciò si avverte con chiarezza fin dall'iniziale, ampio "Blue Circuit" (poco meno di venti minuti), in cui il quartetto getta già sul tavolo tutte le migliori carte di cui dispone, nel segno di un interplay assolutamente invidiabile giocato attorno a una musica certamente strutturata ma, nel contempo, in possesso di una libertà di sviluppo, di soluzioni, di eloquio che la rendono costante espressione di un'estrema vitalità ispirativa e conseguente capacità di farsi ascoltare (senza ammiccamenti di sorta, peraltro, come si sarà facilmente inteso) con la certezza di trovare passo dopo passo, segmento dopo segmento, sempre qualcosa di nuovo, a volte di imprevedibile, perché nulla è mai dato per scontato e il discorso è corale per davvero, nel più ampio senso del termine.
Un altro centro assoluto, quindi, per il sessantottenne batterista newyorchese.
Track Listing
Blue Circuit; Space Quadrant; The Pendulum Turns; Staircase in Space; Signify.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o