Aquarium: Aquarium

Si parte bene, con "Strangers," dove Allsopp è al clarinetto basso, per quanto già qui si respiri una certa epidemicità che lascerà di rado il posto a un maggiore approfondimento negli episodi che seguono. E' quanto accade però in "Evensong," episodio tenorsassofonistico (come del resto quasi tutti i successivi) capace di guadagnare spazi di maggiore libertà, il che vale anche per "The Treasure Chest," che a tratti ha il tono della preghiera, più coltraniana che ayleriana, su fondale mobile e screpolature globali senz'altro salutari.

Altrove prevale una maggiore linearità, espositiva e strutturale, che tuttavia non impedisce al lavoro di mantenersi su livelli comunque sempre apprezzabili, ora più corporei, qua e là persino viscerali, ora più composti, smussati. Non particolarmente indovinata, per parte sua, la chiusura attraverso una seconda versione di "Shades of Grey" per voce e piano soli lievemente salottiera.

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