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Taylor Ho Bynum Sextet: Apparent Distance

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Taylor Ho Bynum Sextet: Apparent Distance
Third Stream del terzo millennio? L'iniziale "Shift," aperto da Ho Bynum in solitudine, potrebbe farcelo pensare, ma uno dei tanti pregi di questo disco è quello di saperci regalare, pur in una visione d'assieme assolutamente consequenziale, voltapagina continui, col risultato di tenere invariabilmente alta la nostra soglia d'attenzione.

Attraverso Braxton, che del cornettista è stato l'indiscusso mentore (ma alla cui musica, significativamente, questa non assomiglia granché), passando magari per Bill Dixon e certo Threadgill, si arriva con un certo agio fino a Dolphy (specie quello di Other Aspects, ma pure di Out to Lunch) e anche più indietro (per esempio fino a certe olimpiche intersezioni Giuffre/Rogers, e non solo). Una grande corrente trasversale, quindi, terza o quarta che sia.

Certo, Ho Bynum non rinuncia ai propri funambolismi, la musica qua e là si addensa, si contorce, s'incammina lungo crinali grumosi e gracidanti (è il caso dell'alto di Hobbs nel conclusivo "Layer"), ma molti altri elementi del disco (e per più versi della stessa poetica di Ho Bynum in senso lato) si rifanno a un codice tendenzialmente asciutto, sorvegliato, concettoso, lungo le cui coordinate incontriamo un camerismo che non disdegna il ricorso al contrappunto, una volontà di chiarezza (e simmetria) espositiva palpabilissima, il gusto (prevalente, almeno) per la preziosità e la pulizia formale, una tavolozza timbrica ricercata quanto generosa, un senso ritmico tendente al verticale, talora solenne, persino marziale.

C'è tutto ciò, e c'è soprattutto un disco ammirevole, ispiratissimo e condotto in porto con estremo rigore, felicità ispirativa, sapiente articolazione dinamica, estremo equilibrio fra singoli e collettivo. Un disco lungo i cui tre quarti d'ora scarsi non si ha - come si diceva - occasione di distrarsi, rimanendo invece incollati allo svolgersi della musica, avvincente e mai, nemmeno per sbaglio, banale o riciclativa. Un disco che gli aedi che da fin troppo tempo vanno cantando l'agonia del jazz dovranno rifuggire come la peste.

Track Listing

01. Part I: Shift; 02. Part II: Strike; 03. Part III: Source; 04. Part IV: Layer.

Personnel

Taylor Ho Bynum (cornetta); Jim Hobbs (sax alto); Bill Lowe (trombone basso, tuba); Mary Halvorson (chitarra); Ken Filiano (contrabbasso); Tomas Fujiwara (batteria).

Album information

Title: Apparent Distance | Year Released: 2012 | Record Label: Jazz Messengers

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