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Alvin Fielder: A Measure of Vision

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Alvin Fielder: A Measure of Vision
Esiste nella storia del jazz una categoria universalmente riconosciuta di musicisti che potremmo definire “piccoli eroi” o, buttandola sul mitologico, “divinità minori”. Cavalieri dai nomi oscuri che hanno partecipato e contribuito agli sviluppi di questo genere percorrendo sentieri tortuosi, scomodi e appartati. Lontani dalle luci della ribalta e dai superlativi riservati ai maestri consacrati, queste nobili figure molto spesso hanno storie incredibili e affascinanti da raccontare.

Prendi uno come Alvin Fielder. Saranno in pochi, credo, a ricordarne le gesta. Eppure, l’ultrasettantenne batterista è legato ad avvenimenti cruciali per la storia del free americano e può vantare frequentazioni di primissimo livello. Ammiratore di Max Roach e allievo di Ed Blackwell, Fielder entra nel giro di Sun Ra quando ha da poco superato la ventina. All’inizio degli anni sessanta lo troviamo a Chicago e il suo nome figura tra i fondatori dell’AACM. Altra nota biografica di rilievo è la partecipazione (e scusate se è poco) al seminale Sound di Roscoe Mitchell.

A questo punto la carriera rallenta. Il giovane Alvin non se la sente di fare la vita del musicista spiantato, torna nel natio Mississippi e rileva la farmacia del padre.

La resurrezione avviene a metà degli ottanta, grazie alla buona memoria della Silkheart e all’amicizia che lo lega a “piccoli eroi” oscuri come lui: Ahmed Abdullah, Kidd Jordan, Charles Brackeen e, soprattutto, il trombettista Dennis Gonzalez.

L’ultimo capitolo della vicenda è il pregevole debutto discografico che (spero) vi trovate tra le mani. Già, sembra incredibile, ma in tutti questi anni il batterista-farmacista non ha mai trovato l’occasione di incidere a proprio nome. E così, tocca alla Clean Feed (qualcuno prima o poi dovrà fargli un monumento a ‘sti portoghesi) riparare al grave torto e licenziare A Measure of Vision.

Un lavoro pacato ed essenziale, languido e sensibile. Un free discreto e asciutto, in cui il drumming estremamente equilibrato del leader si muove con circospezione ed assoluto senso di quella misura evocata dal titolo. Delizioso, come al solito, il contributo della tromba sensuale e carezzevole di Dennis Gonzalez. Puntuale ed appropriato anche il sostegno ritmico offerto dal pianoforte tyneriano di Chris Parker. In un paio di tracce figurano (senza sfigurare) anche i figli di Gonzalez (particolarmente convincente il contrabbasso di Aaron nella fluttuante “Camel”).

Fra le nove composizioni in scaletta spiccano l’incantevole “à mon frère” (ballata commovente uscita dalla penna del catalano Federico Mompou) e la graffiante “Time no Time” (classico tema free del sassofonista Kidd Jordan). Il tutto a completare un debutto a dir poco tardivo, ma assolutamente riuscito.

Track Listing

Your Sons and Daughters Shall Prophesy; A Mon Frere; Camel; Max-Well; Ripe For Vision; Your Young men Shall See Visions; Time No Time; Your Old Men Shall Dream Dreams; The Cecil Taylor-Sunny Murray Dancing Lesson.

Personnel

Alvin Fielder: drums, percussion; Dennis Gonzalez: C trumpet, Bb trumpet; Chris Parker: piano; Aaron Gonzalez: acoustic bass (3, 5); Stefan Gonzalez: vibes (5), drums (5, 6).

Album information

Title: A Measure of Vision | Year Released: 2007 | Record Label: Clean Feed Records

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