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Tigran Hamasyan: A Fable

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Tigran Hamasyan: A Fable
La pubblicazione di questo disco per la Verve ha evidenziato al pubblico internazionale il talento del ventiquattrenne pianista armeno, forse la più interessante rivelazione dell'anno appena trascorso.

I più attenti alla scena jazzistica lo avevano notato da qualche tempo. Pur essendo ancora molto giovane Tigran ha svolto significative esperienze, vinto prestigiosi premi (il Martial Solal e il Monk Competition) e inciso tre dischi da leader: nel 2006 World Passion in trio col sassofonista Ben Wendel e il batterista Ari Hoenig, nel 2008 New Era assieme ai gemelli Moutin e nel 2009 il multiforme Red Hail, con la sua band statunitense Aratta Rebirth.

Le fantasiose esibizioni europee di quest'estate hanno confermato le alte potenzialità di quest'artista, che non evidenzia solo una tecnica strepitosa ma è un visionario sperimentatore capace di confrontarsi con l'attualità in forme creative (ad esempio con le atmosfere del rock più aggressivo).

Un musicista complesso e ricco di sfaccettature dunque, che accentua nelle varie situazioni l'uno o l'altro aspetto della sua personalità. Gli elementi di fondo della sua musica sono il retaggio etnico armeno assimilato fin dall'infanzia, la vicinanza col patrimonio di grandi autori classici (Prokofiev e Satie, ad esempio) e quella, non meno importante, con la tradizione afro-americana (da Art Tatum e Bud Powell fino a Chick Corea, Keith Jarrett e Jason Moran).

Le influenze sono disparate ma Tigran afferma la propria identità nell'alveo della tradizione jazzistica.

In questo disco in solo, il pianista spazia tra brani di sognante delicatezza in cui sono marcati i nessi con la tradizione popolare della terra d'origine ("Rain Shadow," "Mother, Where Are You?"), un omaggio al filosofo e mistico Gurdjieff ("The Spinners"), brani d'impronta romantica ("Illusion"), fantasiose rielaborazioni di standard ("Someday My Prince Will Come") o temi tradizionali ("Kakavik"), suggestive composizioni originali. Tra queste ultime spiccano il tumultuoso "What the Waves Brought" un vero pezzo di bravura dall'evocativo innesto vocale e "Longing" una ninna nanna che vede Tigran recitare alcuni versi di Hovhannes Tumanyan, il massimo poeta armeno.

Un disco di alta valenza narrativa, che comunica intense suggestioni.

Track Listing

01. Rain Shadow - 1:36; 02. What The Waves Brought - 6:32; 03. The Spinners (G. I. Gurdjieff - Thomas de Hartmann) - 3:00; 04. Illusion - 1:31; 05. Samsara - 5:36; 06. Longing (Hovhannes Tumanyan - Tigran Hamasyan) - 5:08; 07. Carnaval - 2:47; 08. The Legend of the Moon - 5:34; 09. Someday My Prince Will Come (Frank Churchill - Larry Morey) - 3:42; 10. Kakavik (The Little Partridge) (traditional) - 5:57; 11. A Memory That Become a Dream - 2:40; 12. A Fable - 5:08; 13. Mother, Where Are You? (traditional) - 2:26. I brani senza indicazione sono composti da Tigran Hamasyan.

Personnel

Tigran Hamasyan (pianoforte, voce). Nate Wood (percussioni) nel brano 7.

Album information

Title: A Fable | Year Released: 2012

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