Che la scena creativa di Chicago sia ricchissima di talento è un fatto piuttosto risaputo, anche se non va dimenticato che da sempre la Windy City ha trovato anche in giornalisti, associazioni e etichette di tutto il mondo un'attenzione sempre viva: ne è un esempio questo disco della portoghese Clean Feed a nome del batterista Charles Rumback [componente della Lightbox Orchestra di Fred Longberg-Holm], musicista che in questa prima prova da leader ha voluto con sé - in una tipica conformazione a due sassofoni e senza strumento armonico - l'altrettanto sconosciuto Joshua Sclar al tenore e due promesse ormai affermate come l'altista Greg Ward e il contrabbassista Jason Ajemian.
Le sei composizioni del disco esplorano differenti mood e interazioni collettive, ma con una certa propensione all'astrazione che si affida troppo alla sensibilità dei singoli componenti e sembra invece un po' meno consistente dal punto di vista dell'efficacia espressiva. Non è tanto la mancanza di temi significativi, quanto piuttosto una sorta di continuo vagare esecutivo la cosa che rende il disco meno interessante di quanto potrebbe: i musicisti sono in sintonia [Ward in particolare ha sempre uno sguardo armonico lucido e tagliente] ma il lavoro non ci sembra troppo coinvolgente e non ha l'immediatezza che può avere - tanto per rifarsi a un esempio molto vicino - il quartetto di Mike Reed.
La profonda sintesi dei tanti elementi in gioco [le tradizioni cui Rumback fa riferimento sono chiaramente molte e complesse] viene giocata infatti sul piano di una sensibilità coloristica e angolosa che rimane come sospesa sopra le inquietudini del presente. Non se ne lascia toccare se non dentro una cornice artistica definita e poco immediata e questo, nel mare delle uscite discografiche e web, rischia di non centrare l'obbiettivo.
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