Enzo Favata: The Night of Storytellers

È un ritorno alle origini, perché lo stile melodico-narrativo, arricchito da profumi ed evocazioni tratte da culture lontane era quello con cui il compositore e sassofonista di Alghero aveva destato l'attenzione nei primi anni Novanta, con dischi come Jana o Ayò, e che poi erano stati sviluppati con il suo gruppo Atlantico. Poi, la sua curiosità e la sua ricerca sui suoni della sua Sardegna lo avevano portato a fare cose più complesse, dall'apprezzato Boghes and Voices, con i Concordu di Castelsardo e la fisarmonica di Simone Zanchini, fino al recente The New Village, nel quale sono fuse atmosfere davisiane e canto tradizionale dei Tenores.

Tuttavia, la vena melodico-narrativa era ben viva in Favata, e lo si sentiva sempre. Qui torna in primo piano, con belle composizioni originali, improvvisazioni, omaggi all'amato Gismonti, in un disco che fa della leggerezza e della evocatività il suo punto forte. Ma che mette in risalto anche le belle voci dei tre musicisti. Quella della chitarra dieci corde di Peghin, che costruisce preziose tessiture sospese; quella di Goloubev, straordinario contrabbassista che si esalta negli assolo corposi ed arricchisce di sostanza le colorazioni del trio; quella dello stesso sassofonista, che specie al soprano disegna linee di rara bellezza, riprendendo la lezione di alcuni suoi maestri storici, come Surman e Garbarek.

Ne vien fuori un disco di world jazz mai banale, da ascoltare con attenzione, perché nasconde i suoi aspetti più toccanti nei dettagli sonori dell'interazione dei suoi protagonisti, capaci di dare vita con grande sensibilità alle splendide liriche.

Comments