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Suoni delle Dolomiti - XX Edizione
Trentino, 15-16.07.2014
"All'aperto si gioca a bocce". Così rispose, ad un giornalista che gli aveva chiesto cosa pensasse della musica all'aperto, il grande Arturo Toscanini. Altri tempi. Fosse nato un secolo dopo, e avesse assistito a qualche concerto dei Suoni delle Dolomiti, probabilmente il Maestro avrebbe risposto diversamente.
Perché la rassegna trentina, ormai giunta alla sua ventesima edizione, non offre solo concerti in uno scenario naturalistico meraviglioso. Le Dolomiti sono anche ricche di splendidi anfiteatri naturali dall'ottima acustica, tali da consentire un'esperienza d'ascolto unica. E se durante il concerto persino un musicista rigoroso e poco incline alla piaggeria come Dave Douglas definisce i Suoni delle Dolomiti "The best festival in the world" , una qualche buona ragione ci sarà.
Per l'appassionato di jazz, i due appuntamenti più intriganti del mese di luglio erano senza dubbio quelli in programma il 15 ed il 16, che hanno visto protagonisti il quintetto della violinista Regina Carter alla Malga Kraun sul monte di Mezzocorona, e appunto il trombettista Dave Douglas con il quartetto Mountainside ai Laghi di Bombasel.
La Regina del violino era in compagnia di Marvin Sewell alla chitarra, Chris Lightcap al basso, Will Holshouser alla fisarmonica e Alvester Garnett alla batteria, e ha presentato composizioni prevalentemente tratte dal suo recente album Southern Comfort. Brani che raccontano del profondo sud degli Stati Uniti, storie di miniere e di minatori, reminescenze gospel, traditionals ... Un set molto godibile, con ottimi intrecci ritmici, echi di Africa ("Mandingo Street" di Richard Bona, il Madagascar di "Zerapiky") e qualche concessione alla platea (un brano che sfuma in "When the Saints Go Marching In").
Dave Douglas si è invece esibito con il quartetto Mountainside (Andy Clausen al trombone, i fratelli Jim e Chet Doxas rispettivamente a batteria e sax). Ovvero, il quartetto Riverside che ha dato vita all'omonimo album ispirato alla figura di Jimmy Giuffre, ma con il trombone di Clausen in sostituzione del basso elettrico di Steve Swallow.
Non vorremmo qui (absit iniuria verbis) peccare di lesa maestà nei confronti di un grandissimo musicista come Swallow. Il concerto cui abbiamo assistito suggerisce però in modo chiaro e netto come, da questa sostituzione, i brani di Riverside traggano maggior vigore e linfa espressiva.
Nella sua configurazione con basso elettrico, il quartetto propone infatti una musica in qualche modo prevedibile nella sua energica linearità, sia pure sui consueti livelli di eccellenza cui Douglas ci ha abituato. Nel corso di questo concerto dolomitico, invece, gli echi bluegrass e folk sottolineati dal trombettista di Montgomery si sono apertigrazie alle sfumature timbriche ed agli intrecci contrappuntistici dei fiatiad orizzonti inattesi che spaziavano dalla più classica delle marching bands alla più urbana e metropolitana delle scene avant.
Volendo poi giocare sui titoli dei brani presentati, "Travellin' Light" ci è sembrato particolarmente appropriato per il set minimale di Jim Doxas (cosa che ha ulteriormente stimolato la sua già notevole vena creativa), mentre "Sing on the Mountain High" non poteva trovare migliore mise en scène.
Gran concerto, con buona pace di Toscanini.
Foto
Roberto Keller.
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