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Percorsi di Ricerca
ByLe avanguardie artistiche hanno consumato rapidamente molta della strada da percorrere per giungere all’infinito. Lo hanno fatto con l’esaltante folle corsa che ha segnato il percorso delle arti (ma non solo) per buona parte del ventesimo secolo. Ora il problema è quello di ripercorrere con passo più attento, magari a ritroso, quelle lunghe cavalcate fatte precedentemente a rotta di collo, alla ricerca spasmodica del fine corsa.
Nessun rimpianto: allora era necessario giungere rapidamente alle estreme conseguenze. Lo voleva la storia, lo esigevano le nuove generazioni. Ma adesso abbiamo l’occasione per riflettere e analizzare, senza revisionismi, solo con gli occhi ben aperti e un differente taglio prospettico.
Alan Lechusza - Christopher Adler
Mineralia
pfMentum
(2006)
Il duo costituito da Alan Lechusza e Christopher Adler (rispettivamente saxofonista-clarinettista e pianista) vedono pubblicato dalla pfMENTUM il loro Mineralia, un opera raccolta e ispirata che li vede fronteggiarsi con passione sullo scarno canovaccio costituito dalle dieci composizioni che in realtà sono bozzetti multidimensionali dove l’improvvisazione prende il sopravvento. I due suonano assieme da oltre sei anni e il loro grado di interplay è molto elevato.
Lechusza alterna clarinetto in mi bemolle con il clarinetto basso (strumento dove è particolarmente convincente) e saxofono soprano con saxofono baritono. Una scelta che lascia capire come all’occorrenza vengano adeguatamente affrontate le impervie asperità delle regione estreme dello spettro timbrico. Il pianoforte di Adler è spesso incantato su pedali che diventano panorami ipnotici e rarefatti, panorami dove il mondo dei minerali assume una sua logica imperterrita e immarcescibile.
Jeff Kaiser - Andrew Pask
The Choir Boys - The Choir Boys with Strings
pfMentum
(2005 / 2006)
Sempre da pfMENTUM arrivano due proposte firmate da Jeff Kaiser e Andrew Pask. Nel primo caso l’album si chiama The Choir Boys mentre nel secondo caso i due vengono affiancati da G.E. Stinson e da Steuart Liebig e l’album si chiama The Choir Boys with Strings. Sono due proposte dove l’improvvisazione la fa da padrona, con il contributo dell’elettronica e della manipolazione in tempo reale. Jeff Kaiser è un trombettista che utilizza anche strumenti alterati come la tromba a quarti di tono, Andrew Pask è invece un soffiatore che aggiunge ai suoi saxofoni anche clarinetto e clarinetto basso e un inconsueto flautino basso di metallo.
I settantaquattro minuti del loro album in duo vengono suddivisi in 7 brani che cavalcano la loro ispirazione sempre frizzante, le loro divagazioni in aree looppate, dove la ripetizione si sfrangia in una moltiplicazione quasi distruttiva che trasfigura la componente timbrica.
Nell’album in quartetto la loro corsa folle attraverso i layers sonori continua, diventando ancora più complessa. Intanto perchè si sono aggiunte due ulteriori fonti di suoni e di idee, in più perchè in questo caso il tutto avviene dal vivo, al californiano Ventura College, con una componente dimensionale e temporale del tutto diversa rispetto all’album in duo, registrata live in studio. Il controllo dell’emissione attraverso l’uso dell’elettronica in tempo reale diventa ancora di più, concettualmente, l’elemento centrale e meglio in evidenza. Per ottanta minuti il nostro udito è trascinato dentro ad un caleidoscopio di singulti di ampio spessore emotivo e dinamico. La chitarra elettrica di G.E. Stinson e la chitarra contrabbasso elettrica di Steuart Liebig sono due trigger particolarmente sensibili che vengono titillati con cura e con intelligente gusto per la provocazione. Non ci si può esimere dall’esserne consapevolmente coinvolti. Semmai ci possiamo chiedere quanto questi scenari apocalittici possano essere fruiti semplicemente come ascolto passivo o quanto invece non debbano diventare stimoli per provocare un ascolto attivo che deve essere meglio definito nelle sue modalità individuali.
Byard Lancaster
Pam Africa
CIMP Records
(2006)
Pam Africa del redivivo Byard Lancaster è pubblicato da CIMP Records e riporta un concerto dal vivo del quartetto diretto dal saxofonista che lasciò il suo segno nel free jazz a partire dalla metà degli anni sessanta, quando collaborò con Sunny Murray, con Bill Dixon, con Sun Ra, con Larry Young, con McCoy Tyner e tanti altri. In questo album registrato nei dintorni di New York nell’aprile del 2005, si parte con i flautini africani di Lancaster che risuonano in lontananza, con i tamburi di Harold E. Smith e i due bassi di Ed Crockett e Bert Harris a fare da contorno. Poi si affrontano anche standards e altri brani originali, ma la cifra espressiva rimane fortemente condizionata da quella matrice africana che è già dichiarata sin dall’inizio.
Degni di nota sono i due lunghi brani coltraniani “Blue Train” e Mr P.C.” che si alternano ad una versione della “I’m An Old Cowhand” resa celebre da Sonny Rollins e ad una intensa “Bye Bye Blackbird” che era invece uno dei cavalli di battaglia di Miles Davis negli anni cinquanta. Byard Lancaster ha un suo modo peculiare di affrontare anche questi brani non originali e sa piegare a dovere il loro contenuto tematico nelle lunghe ed intense improvvisazioni che recuperano l’incedere del free-jazz anche all’interno di strutture ben note.
Tim Mungenast - Ken Field - Michael Bloom - Jon Proudman
No Such Animal
Goat River/Innova
(2006)
L’album No Such Animal (pubblicato da Goat River/Innova) è firmato collettivamente dai quattro musicisti che partecipano al progetto, anche se il leader sembra essere il chitarrista Tim Mungenast che è affiancato dal saxofonista Ken Field, dal bassista Michael Bloom e dal batterista Jon Proudman. Siamo a Boston e Field è una delle menti più attive del gruppo ‘Birdsongs of the Mesozoic’, mentre il bassista e il batterista arrivano dal gruppo ‘Cul De Sac’. I quattro si sono ritrovati per una lunga jam session notturna dalla quale sono scaturite 5 lunghe e riflessive sezioni improvvisate in mezzo alle quali è stata incastonata una brevissima digressione evocativa di un minuto e mezzo. Il rock progressivo si meticcia con il free jazz, il minimalismo lascia spazio all’evocazione, la luce riflessa viene catturata da un prisma magico e si riverbera in forme sin qui sconosciute. Forme scheletriche che sbalzano la componente timbrica per riconnettersi nelle intersezioni neurali delle scansioni ritmiche, come fasci di fibre impazzite che non vogliono ritornare alle posizioni di partenza.
Brassum
Brassum Live
pfMentum
(2006)
Sotto alla sintomatica sigla Brassum si nasconde il quartetto guidato da Mark Weaver, solido suonatore di tuba che si circonda di altri due fiati, il cornettista Dan Clucas e il trombonista Michael Vlatkovich e completa il gruppo con il batterista Harris Eisenstadt. I quattro sono stati registrati dal vivo durante vari concerti tenutisi fra l’aprile del 2004 e l’aprile del 2005 fra Arizona e Nuovo Messico. Sette brani tratti da quelle registrazioni costituiscono il materiale proposto in questo album intitolato semplicemente Brassum Live (edito da pfMENTUM).
Tutte le composizioni sono state scritte da Weaver e in un paio di brani il quartetto si riduce ad un trio, lasciando fuori in un caso Vlatkovich, nell’altro Clucas. La musica è un bel concentrato di post-bop molto moderno eseguito con la fierezza e la carica espressiva tipica della ricerca e dell’avanguardia, messa in particolare evidenza dall’energia tipica degli ottoni. La tuba prende il posto del basso con le sue linee più plastiche e rotonde, gli altri due ottoni si alternano e si complementano a vicenda, scatenando scintille e fuochi pirotecnici.
Tom Abbs & Frequency Response
The Animated Adventures of Knox [DVD]
482 Music
(2006)
Tom Abbs col suo gruppo Frequency Response firma questo bel The Animated Adventures of Knox pubblicato da 482 Music. Si tratta di un film di 52 minuti (presentato su DVD) firmato dallo stesso Abbs che è un regista e un multistrumentista allo stesso tempo. La confezione contiene anche un CD con la musica che ha dato origine al film stesso e ne costituisce la componente sonora e propositiva. Con Abbs (qui impegnato al basso, al flauto, al violino, al violoncello, alla tuba e al dijeridoo) troviamo il violinista Jean Cook, la violoncellista Okkyung Lee, i saxofonisti-clarinettisti Oscar Noriega e Alex Harding e il batterista-vibrafonista Chad Taylor che ricordiamo nel giro dei Tortoise e delle avanguardie rock di Chicago.
La musica procede per grumi e fasce sonore e costituisce la materia ispirativa sulla quale poi le immagini sono state pensate, girate e montate. Ne deriva un lavoro astratto fortemente espressionista che mischia colori e sfocature, split screen e movimenti di macchina esagerati. Ad ogni strumentista è affidato un personaggio, o una situazione o una entità espressiva secondo modalità che lo stesso Abbs racconta nelle note di copertina. Il mood è quello del free jazz e della musica da camera contemporanea, mischiate in maniera astratta e personale, con una tavolozza timbrica spesso ossessiva e cupa. Da vedere e da ascoltare.
Wolfgang Puschnig - Linda Sharrock
Late Night Show I & II
Quinton Records
(2006)
Wolfgang Puschnig e Linda Sharrock affrontano gli standards contenuti in questi due volumi denominati Late Night Show I & II (pubblicati da Quinton Records) con quella vena di malinconia ed abbandono che caratterizza i set più notturni che chiudono le serate nei club di jazz di tutto il mondo. I brani sono montati come in uno show radiofonico, con alcuni commenti molto appropriati che suddividono il programma in aree tematiche. In questo programma ben cadenzato non troviamo solo standards che arrivano dal mondo del jazz. Infatti fra classici ormai eterni come “Blue Moon”, “My One And Only Love”, “Besame Mucho”, “My Funny Valentine” e altri si intromettono brani che arrivano dal pop e dal rock come “Love Me Tender” di Elvis Presley, “Blackbird” dei Beatles, “Oyo Como Va” di Tito Puente, resa celebre da Carlos Santana e la medley “May This Be Love - Waterfall” di Jimi Hendrix.
La voce di Linda Sharrock si muove con grande sensualità fra questi mondi che si compenetrano e al suo fianco il sax e il flauto di Wolfgang Puschnig sono sempre pronti a prendere gli spunti vocali della cantante e i mood che vengono da lei evocati per trasformarli in linee arabescate che si innalzano verso le stelle della notte, in un lungo viaggio che svolazza pigramente verso l’alba. Entrambi possono contare, oltre che sulla rispettiva complicità, anche sulla preziosa collaborazione del gruppo The Chants Band che comprende Woody Schabata al vibrafono e alla marimba, Bumi Fian alla tromba, Laurinho Bandeira alle percussioni, Achim Tang al contrabbasso e Reinhart Winkler alla batteria.
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