Andrei Kondakov - Arkady Shilkloper - Vladimir Volkov: Outline

Quando si inserisce nel lettore un CD della Leo Records, pur consapevoli della massima libertà che questa etichetta lascia ai propri musicisti, viene naturale aspettarsi un certo tipo di musica, di atmosfere, di sonorità. Questo Outline, però, riserva delle sorprese sin dalle prime note. Un'intro per solo piano, dolcissima, sospesa, armonicamente e melodicamente intrigante. Non fosse per il suono, più ruvido e asciutto, privo di quel riverbero Lexicon 480 tanto amato da alcuni, altrettanto odiato da altri, sembrerebbe quasi di trovarsi di fronte ad un album ECM. Ebbene sì, un titolo della Leo Records che suona come un disco ECM. Quasi un'eresia, considerato che le due etichette sono in qualche modo emblemi - nell'immaginario di certi ottusi jazzofili più impegnati a coltivare il proprio orticello integralista che ad ascoltare buona musica - di etiche ed estetiche musicali che più distanti non potrebbero essere. Eppure...

Peraltro, negli anni successivi alla registrazione di questo album (pubblicato solo nel 2011 ma registrato nel lontano 2000), Shilkloper con l'etichetta di Manfred Eicher collaborerà ampiamente. Ma torniamo a questo Outline.

L'album vede insieme tre vecchie volpi della scena improvvisativa di San Pietroburgo (Shilkloper è del '56, Volkov del '60, Kondakov del '62). La loro tecnica strumentale è su quegli standard, sbalorditivi, propri dei musicisti di quelle parti. Ed anche il loro linguaggio musicale è molto particolare. Che fosse per quel certo isolamento determinato dalla cortina di ferro, o per la fortissima storia e cultura musicale della Russia, fatto è che che si era sviluppata una vera e propria via sovietica al jazz (di cui il massimo esponente era forse il Ganelin Trio), in cui possiamo inserire a buon diritto anche Kondakov, Shilkloper e Volkov. Le composizioni hanno un vago sentore folk, e sono sempre molto ricche sia dal punto di vista melodico che ritmico. Non tragga in inganno il fatto che molti brani sono a firma collettiva. Non si tratta di improvvisazioni estemporanee di ostico ascolto, ma di brani strutturati, e anche molto bene.

Un album molto piacevole, per uscire dagli ascolti consolidati, ma senza per questo voler entrare in territori troppo avventurosi.

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