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Odwalla, teatri greci e villaggi Yoruba

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Il testo qui ripubbliccato, di Guido Michelone che ringraziamo per la disponibilità, è uno dei tre saggi introduttivi contenuti nella pubblicazione "Odwalla" (Edizione Tipografia Gianotti, 2009), corredata da foto di Luca d'Agostino.

"Potrà sembrare strano, ma negli ultimi anni mi sono sentito più batterista quando suono la marimba in Odwalla che non quando siedo dietro la batteria. E viceversa ho un approccio più melodico alla batteria che non alla marimba o allo xilofono. In generale, trovo comunque abbastanza limitativo lasciarsi influenzare solo da chi suona il tuo stesso strumento. È più interessante ispirarsi a un sassofonista o a un compositore, come ho fatto io: per esempio, tenendo in mente l'uso che fa degli ottoni un certo compositore e pensando a quel tipo di effetto timbrico mentre suono i piatti". Queste dichiarazioni di Massimo Barbiero, tratte da una vecchia intervista, sono probabilmente la giusta premessa per entrare nell'universo creativo di un musicista che, in oltre vent'anni di carriera con gli Odwalla, s'è conquistato un ruolo di primo piano nell'alveo di una musica contemporanea senza frontiere.

Risulta arduo infatti collocare il sound di questo ensemble percussionistico in un genere predefinito. Meglio è, allora, incominciare a studiare da vicino il fenomeno, a partire dal significato della parola del gruppo. Odwalla è dunque un termine di antica origine africana che indica il luogo in cui si va dopo la morte e sembra quasi l'equivalente etnico del nordico Walhalla; senza troppe spiegazioni razionali a Barbiero sono soprattutto piaciute sia l'idea di una parola che indicasse un diretto rapporto con il Continente Nero, sia la sonorità medesima della parola stessa, la quale dovrebbe pronunciarsi Odwallà, a richiamo degli antichi idiomi africani. Odwalla è anche il tiolo di un celebre brano dell'AEOC, Art Ensemble Of Chicago, il quintetto di free jazz nero che, dagli anni Sessanta, offre dal vivo una musica sperimentale, suonando con trucchi, vestiti, mascheramenti dell'Africa antica. Circa l'idea che genera Odwalla, c'è alla base anzitutto la necessità, per Barbiero, di fare musica con tipologie di strumenti (le percussioni) che sono da sempre, a torto, ritenuti, almeno in Occidente, semplici strumenti ritmici, pertanto incapaci di produrre linee lirico-melodiche. Con Odwalla, quindi, Barbiero cerca subito di suonare musiche che lui e i suoi collaboratori potrebbero comunque eseguire anche con bassi, chitarre, fiati, tastiere o altre strumentazioni pop, rock, jazz, classiche, ma vogliono e cercano di ridurre il tutto all'essenza degli strumenti più antichi quali sono appunto le cosiddette percussioni: una scelta coraggiosa, originale, alternativa. In fondo Odwalla nasce dalla convinzione del suo fondatore che si possa formare un insieme esclusivamente percussionistico che, a sua volta, sia in grado di suonare la musica di un gruppo jazz "tradizionale," la tipica band composta da front line e rhythm section. Si tratta di una teoria (ma anche di una pratica) di cui è profondamente convinto Barbiero, il quale si stupisce che, ancora oggi, non venga percepita in maniera più netta o decisiva, perché la cifra stilistica di Odwalla non è tanto fornita dall'impiego di vibrafono o marimba, quanto piuttosto risulta esternata dalla sonorità del gruppo, dal tipo scrittura, insomma dalla musica che si percepisce in concerto o su disco. Gli Odwalla sono formati da musicisti che arrivano da esperienze sonore diverse, e differente è anche l'età, l'etnia, la cultura, l'erudizione, ma alla fine ciò che unisce l'ensemble di Barbiero è l'idea intorno a cui raccoglie un gruppo in apparenza composito ed eterogeneo, in realtà integro e compatto. Dall'idea partono quindi altri elementi fondamentali come ad esempio l'improvvisazione musicale che risulta di chiara estrazione jazzistica, magari non tanto in senso armonico (giacché Odwalla soprattutto su pedali o su figure ritmiche) quanto piuttosto nel segno di quella libertà espressiva, che senza dubbio proviene dall'estetica e dalla cultura del jazz moderno e contemporaneo.

Odwalla discograficamente nasce nel 1990 con SCHIUMA D'ONDA, a cui seguono via via PRIMA CHE IL GALLO CANTI (1992), MINOTAURO (1995), IN BRIXEN (1998), KRATOS & BIA (2002), PANTA REI (2006), LIVE AT MUSICA SULLE BOCCHE (2007). In Schiuma d'onda Odwalla è un settetto percussionistico ovviamente con Barbiero, e poi con Luca Femmino, Davide Gamba, Alex Quagliotti, Alex Rolle, Andrea Stracuzzi, Luca Vitali, più due cantanti ospiti (Laura Conti e Paola Mei) e un direttore musicale (Dario Buccino). Già con il secondo disco (Prima che il gallo canti) la formazione si dimensiona a quintetto con i citati Barbiero, Quagliotti, Rolle, Stracuzzi, Vitali: lo stesso organico del terzo disco (Minotauro) di tre anni dopo. Nel quarto album (In Brixen) cambia un quinto dell'ensemble: Matteo Cigna sostituisce Vitali, mentre, accanto a Barbiero, restano ovviamente Quagliotti, Rolle e Stracuzzi. Nel quarto CD, registrato dopo una lunga assenza, dovuta alla tragica scomparsa di Rolle, Odwalla torna con un'ulteriore metamorfosi: intanto la titolarità dell'opera (Kratos & Bia) è condivisa con il grande batterista afroamericano Billy Cobham e poi, accanto ai quattro 'superstiti' Barbieri, Cigna, Quagliotti, Stracuzzi, s'aggiungono Beppe Consolmagno, Doussou Tourrè e la cantante Rossella Cangini. Di nuovo, i significativi cambiamenti per il quinto disco (Panta Rei) riguardano il quinto elemento della front line classica Stefano Bertoli accanto a Barbiero, Cigna, Quagliotti, Stracuzzi, più l'ingresso di sue suonatori africani Doudù Kwateh e Lamine Sow, e di due graziose ballerine Cristiana Celadon e Cristina Ruberto. Ed è con questo settetto di percussioni, con il duo femminile di danza che arriva anche il settimo (Live At Musica sulle Bocche) appunto dal vivo e con DVD allegato. A tutti questi artisti occorre poi aggiungere la presenza creativa del fotografo Luca d'Agostino che forma le immagini degli ultimi booklet e di numerosi ospiti prestigiosi ai festival, durante i concerto o nelle jam session: l'elenco sarebbe lunghissimo, ma vanno almeno citati Mino Cinelu, Nihar Mehta, Callisto Oviedo, U. T. Gandhi.

Anche l'elenco degli strumenti suonati da Odwalla sembra quasi sterminato: marimba, vibrafoni, xilofoni, batterie, tamburi, timbali, congas, bonghi, percussioni, gong, gamelam, udu drum, dum dum, dijmbè, tamà, didjeridu, più le voci umane che cantano e i corpi femminili che danzano. Un elemento importantissimo è ciò che Barbiero definisce, per Odwalla, un rapporto più diretto con la materia del suono, ri-cercato e ri-creato fin dai titoli di ogni singolo brano: si tratta di avere e ottenere, con la musica, una relazione più fisica e più tribale nel senso nobile dei termini stessi. Se ad esempio emerge una bella melodia, Odwalla non si vergogna affatto di tenerla con un do maggiore; o se c'è un ritmo caldo, non c'è niente di male nel suonarlo in 4/4 divertendosi come matti. In tal senso il gruppo reinventa la dialettica delle percussioni con la lucidità che proprio lo strumento a percussione che non ha in Europa; subisce infatti pesanti censure nel corso dei secoli, con parziali recuperi in ambito folclorico o a partire dal XX secolo anche nella musica dotta, talvolta in modo troppo sperimentale, talaltra con una superficialità che sfiora la pacchianeria; in entrambi i casi il Novecento europeo tradisce l'elemento barbarico, primitivo, arcano, orgiastico, presente nella natura delle famiglie di idiofoni e membranofoni.

Odwalla non si limita a rimarcare la necessità di una presenza dionisiaca: al contrario riesce a meditare sulle esperienze classiche, ad attingere alle radici colte, laddove un compositore quale Bela Bartok, già settant'anni fa, è la dimostrazione di come si possa unire il gusto apollineo, l'atteggiamento razionale, lo sfogo catartico quasi mercuriale, nell'impellenza che il gesto e il suono tornino a essere un'unica cosa, un solo 'pensiero.' "È dimostrato anche dalla storia - dice infatti Barbiero - l'Africa e l'India privilegiano il ritmo rispetto alla melodia o all'armonia (che magari addirittura nemmeno conoscono). Noi europei questo tipo di principio lo stiamo recuperando adesso. Al tempo stesso, però, non credo che la melodia possa essere vissuta come un elemento negativo". In Odwalla esiste insomma il tentativo di una scrittura che, pur in un'obiettiva complessità, sfoci poi nel richiamo a un sofisticato, ma genuino primitivismo; da un lato i timbri e i colori possono indurre a un sound primordiale o primigenio, dall'altro gli accordi o le melodie riflettono la cultura occidentale e le sonorità contemporanee in rapporto ai migliori esiti della cosiddetta world music. Il principio di Odwalla, come gruppo, è suonare quasi dimenticandosi di essere percussionisti e pensare a se stessi in quanto musicisti. In fase di definizione dei brani, Barbiero e compagni reagiscono alla musica come farebbe un compositore (non un improvvisatore); dopodiché vengono usati i propri spazi, con una concezione molto diversa, da persona a persona, della libertà individuale e collettiva.

Odwalla, nel costruire i pezzi per un album, a volte impiega alcuni mesi per trovare un groove nel quale ognuno possa identificarsi: e ciò succede a costo di far sì che ad esempio un 4/4 possa essere confuso con un 7/8, perché quell'ottavo, quel sedicesimo, viene dilatato perché il gruppo ha bisogno di "respirare". Da sempre, però, Barbiero sente molto forte il concetto di gruppo, nella convinzione che non sia importante la paternità delle composizioni bensì l'idea di base attorno a cui si riuniscono le persone attorno a Odwalla: al limite, il merito inequivocabile di Barbiero in Odwalla è quello di tenerle insieme. A volte, poi, Barbiero si rende conto che la musica che scrive indifferentemente per i vari suoi gruppi (Enten Eller, Silence Quartet, Water Dreams), se suonata con gli Odwalla, arriva in modo più diretto al pubblico, forse perché la percussione ha un attacco più vicino o spontaneo, e quindi viene a cadere quella specie di velo di complessità che si può ritrovare, invece, in un contrabbasso suonato con l'archetto... La danza è, assieme alla già citata tribalità, un altro dei valori rimossi dall'Occidente, che Odwalla intende recuperare: non a caso da alcuni anni i concerti s'avvalgono della presenza di due ballerine, quasi a iterare una sorta di piacere feticistico nel vedere sul palco i corpi che si muovono così come gli strumenti nella loro bellezza; è quasi il "gioco del bambino quando li monta (non parliamo della fatica a smontarli)... A volte ti cade un sonaglio e si crea, magicamente, della musica...". La danza, il movimento, la spazialità sono altresì da connettere a un discorso di piacere al contempo intellettuale e orgiastico: "Poi magari nei nostri brani il metro cambia ogni due misure, ma questa è semplicemente una conseguenza della forma, e non significa assolutamente che noi non abbiamo il piacere del 'suonare e basta.' Significa solo che noi, in quel momento, ci divertiamo in 7/8. Però lo scopriamo dopo, mentre suoniamo. Non è un puro compiacimento tecnico".

Sono proprio gli aspetti feticistici degli strumenti, la magia che emana dal loro tocco a entrare in gioco nella dialettica che si crea con lo spettatore durante le performance dal vivo: sembra quasi che il pubblico sia più interessato agli aspetti visivi, che la gente che può ammirare Odwalla nelle più svariate occasioni all'Italia e all'estero, sia maggiormente in sintonia con gli strumenti a percussioni che con la musiche che producono. Ma quest'ultimo aspetto conferma l'ipotesi di Barbiero che considera Odwalla il risultato di un processo creativo più vicino a un rituale che non all'esecuzione di una partitura, tenendo conto di una indiscussa priorità di stretta appartenenza a una forte identità europea: "più figli del teatro greco che non di un villaggio Yoruba". Se il motto di Barbiero per Odwalla è 'cercare in avanti senza smettere mai di guardare indietro!,' vale anche un'altra constatazione tanto elementare quanto fondativa nella peculiarità musicale: 'Odwalla è un gruppo che deve essere ascoltato, visto, dal vivo.'

Foto di Luca D'Agostino


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