L'Africa e il blues.

Gerhard Kubik

Fogli Volanti Edizioni

Subiaco 2007

pagg. 286.

ISBN 978-88-95482-00-2

Euro 36,00 con cd audio allegato.

Grazie alla lungimiranza della casa editrice Fogli Volanti, è stato pubblicato in Italia questo celebre saggio di Gerhard Kubik. Rigore scientifico; mirabile capacità divulgativa; analisi comparativa puntigliosa, volta a ricostruire diacronicamente e sincronicamente i reciproci rimandi tra America ed Africa.

Sono le caratteristiche salienti del libro, destinato a diventare una pietra miliare anche dell’editoria italiana. Lo sottende un lavoro universitario e sul campo più che quarantennale, che si è rivelato fondamentale ai fini di un mirabile impegno analitico su più fronti.

Quello di Kubik è un composito metodo d’indagine, che si sofferma non solo su trascrizioni ed esempi musicali, ma anche su una colta ricognizione del retaggio storico legato alle fonti in esame.

Il tutto per spiegare concetti di fondamentale importanza per quanti si interessano alla cultura afroamericana. Dalle blue notes all’armonia jazz fino al blues statunitense, è un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, che ha come punto di partenza le composite espressioni musicali della Madre Nera. Del blues viene poi sviscerata la sua morfologia, fino ad essere esaminata in tutte le sue componenti e nei suoi intrecci con le musiche consorelle del continente africano.

Come ciliegina sulla torta, una copiosa quantità di informazioni davvero preziose, che spaziano da un superbo apparato iconografico alle cartine geografiche, fino ad arrivare alle tecniche e strumenti musicali. E per finire, il fondamentale supporto sonoro di un CD allegato (assente nell’edizione statunitense del 1999), per sintetizzare con l’ausilio delle note quanto spiegato nella pagina scritta.

È un’avvincente esplosione di suoni e ritmi, che si sofferma su una vasta gamma di accenti e colori. Su tutti il coro di ragazzini del gruppo etnico Tumbuka ed il brano per due lamellofoni mbira, come pure straordinari sono il flauto del sessantenne Baba Chale Maiala nonché gli intrecci armonici tra voce, flauto e grancassa nella traccia 8.

È insomma un vero e proprio capolavoro questa iniziativa editoriale, che si spera possa essere adottata largamente come testo universitario e nei conservatori italiani. Un plauso, quindi, alla casa editrice che lo ha tradotto e proposto per la prima volta in Italia.

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